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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2012 alle ore 22:43.
Chi fa giornalismo online conosce da tempo il problema: le notizie sbucano da post, tweet, blog, veloci e incontrollate; incontrollabili se si vuole sottostare al diktat del tempo reale o scrivere una bella storia. È successo che Amina, blogger siriana troppo mediaticamente perfetta per essere vera, fosse il frutto della fantasia di uno studente americano fuoricorso. È successo alcune sere veder morire Fidel Castro e Hugo Chavez in 140 caratteri, una volta anche Gabriel Garcia Marquez. Oggi la storia si è ripetuta: un fantomatico account del ministro degli Esteri russo dà la notizia della morte o il ferimento di Bashar Assad, ufficialmente presidente della Siria insanguinata, in realtà capo di un regime. Il tweet è stato inviato dall'account di Kolokoltsev con chiocciolina @minInterRussia, retwittato più di mille volte in un'ora, non da semplici utenti ma da tanti giornalisti che rilanciano (retwittano) e poi verificano. Anche la Reuters si accorge del tweet e chiama l'ambasciata russa in Siria che declina ogni commento. La verifica stessa del tweet dà la dignità di mezza notizia. Un meccanismo infernale. Tre ore fa lo stesso account twitta «This account is an hoax created by italian journalist Tomasso De Benedetti».
Se Tomasso diventa Tommaso, come la "s" in più lascia suggerire, l'account mitomane chiama in ballo un nome che i giornalisti italiani ricordano bene. Tommaso De Benedetti era colui che dagli Stati Uniti vendeva ai giornali italiani interviste a scrittori come Philip Roth, Yehoshua, Paul Auster inventati di sana pianta. A questo punto, in questo circo virtuale in cui viviamo e lavoriamo ogni giorno, non è più importante capire la storia che c'è dietro, ma rimanere cauti, diffidare e contare fino a dieci prima di retwittare.
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