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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2012 alle ore 06:36.

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FRANCOFORTE. Dal nostro inviato
Il Governo tedesco sostiene la Bce e le sue decisioni. Di fronte alle crescenti critiche, provenienti anche dai Cristiano-democratici bavaresi, il portavoce della cancelliera Angela Merkel ha precisato che l'esecutivo «non è preoccupato», delle scelte della Bce, ora pronta ad acquistare titoli di Stato dei Paesi in difficoltà, sia pure a condizioni stringenti.
Il presidente Mario Draghi, «nel suo comunicato la scorsa settimana ha chiaramente indicato la priorità della politica nella crisi di Eurolandia e il Governo non ha dubbi sul fatto che qualunque cosa la Bce faccia, la farà nei limiti del suo mandato», ha spiegato il portavoce Georg Steiner, cercando di isolare la Bce dalle polemiche sorte dopo l'intervista di Mario Monti al Der Spiegel. «Potete trarne la conclusione - ha poi aggiunto il portavoce - che ciò che sta accadendo ha il sostegno del Governo».
L'appoggio della Merkel a Draghi non è una novità, ma è stato necessario ribadirlo, ieri, dopo la pioggia di critiche giunte dai parlamentari, e in particolare dagli esponenti della Csu, alleati storici del partito della cancelliera, che già avevano chiesto la settimana scorsa, attraverso il segretario Alexander Dobrindt un potere di veto per la Bundesbank all'interno del consiglio Bce. Ieri Hans Michelbach, rappresentante del partito nella commissione Finanze del Bundestag, ha chiesto alla Bce di fornire dettagli sul suo piano di acquistare bond, auspicando che riduca la sua attuale esposizione. «Abbiamo bisogno di chiarezza - ha poi aggiunto - e sapere quali titoli, di quali Stati, in quale momento e a quale prezzo la Bce li ha iscritti sui suoi conti. E vogliamo sapere se i titoli sono stati già rivenduti, se ne sono derivate perdite e dove queste perdite siano state contabilizzate», ha aggiunto Michelbach, secondo il quale «Draghi distorce l'indipendenza della Bce per scardinarne i principi».
Buona parte delle informazioni chieste da Michelbach sono note, o ricavabili, dai resoconti settimanali della Banca centrale: è evidente l'uso "elettorale" di queste parole, che non sono però rimaste isolate, all'interno della coalizione. Il ministro degli Esteri, il liberale Guido Westerwelle, ha fatto eco alle preoccupazioni della Csu sul peso della Germania nella Bce, quando domenica ha detto che «in alcuni organismi e in alcune situazioni il nostro peso economico e demografico non è adeguatamente rappresentato»; e persino il capogruppo parlamentare della Cdu, il partito della Merkel, si è espresso domenica a favore della linea della Bundesbank, contraria agli acquisti e, ancora ieri, ferma nella sua opposizione. «È stato un bene che Weidmann abbia assunto quella posizione», ha detto Voler Kauder riferendosi alle riserve espresse dal presidente della Bundesbank nel consiglio Bce di giovedì: «Occorre sempre una persona ragionevole per impedire che le cose vadano fuori controllo».
È questo, in realtà, più un sostegno al ruolo di contrappeso che svolge Jens Weidmann, ma è evidente che il discorso di Kauder è al limite della critica esplicita alla "linea Draghi". Anche se queste dichiarazioni vanno lette sullo sfondo delle parole di sostegno espresse nei giorni scorsi da altri esponenti della Cdu, come Elmar Brok, membro del comitato esecutivo ed europarlamentare («gli acquisti di bond sono una saggia via di mezzo»), e quelle di Norbert Barthle, portavoce per il Bilancio, che ha ricordato il potere di veto dei politici sugli interventi del fondo salva-Stati. Senza dimenticare che il liberale Philipp Rösler, ministro dell'Economia, considera gli acquisti di titoli «una possibilità per le banche centrali nell'ambito della loro indipendenza», anche se «bisogna sempre aver cura di mantenere l'equilibrio» per evitare l'inflazione, la grande paura dei tedeschi.
La Bce, intanto, continua a costruire il consenso attorno alle sue decisioni. Il francese Benoît Coeure, del consiglio direttivo, ha spiegato che occorre far scorrere la liquidità verso aziende e famiglie, mentre il collega belga Peter Praet ha invitato i Governi a chiedere presto l'intervento del fondo salva-Stati: la situazione è «molto seria», ha detto, e «il problema, per i mercati, è che le cose si muovono troppo lente».
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