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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2012 alle ore 08:11.

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Sono due le misure simbolo della spending review per la Sanità: il taglio di circa 20mila posti letto e la "spinta" a prescrivere i più economici farmaci generici, anche se l'ultima parola spetterà sempre al medico. Che potrà indicare in ricetta, al posto del semplice principio attivo, il medicinale di marca.
In realtà la revisione della spesa decisa dal Governo per la sanità è destinata a lasciare il segno anche per altri interventi: la scure dei tagli colpisce a 360 gradi, dai farmaci al personale fino agli acquisti di Asl e ospedali. Alla fine l'ammontare dei risparmi per il Ssn sarà complessivamente di 6,8 miliardi da qui al 2015. Una nuova cura dimagrante che si aggiunge a quella del precedente Governo con la manovra del luglio 2011 che aveva già messo a dieta il Servizio sanitario per altri 7,9 miliardi a valere sul 2013 e 2014. Il conto quindi alla fine è salatissimo e la levata di scudi tra operatori e industrie è stata immediata. Tanto che anche le Regioni hanno subito annunciato di non voler firmare il nuovo Patto della salute che andrebbe siglato – così prevede la stessa spending review – entro il 15 novembre: «Con quale faccia si presenteranno da noi per chiedere la nostra firma?», si è chiesto ieri l'assessore alla Sanità lombarda, Luciano Bresciani.

Per quanto riguarda gli ospedali si prevede che entro il prossimo 31 ottobre si individuino gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi per l'assistenza ospedaliera da parte delle Regioni. Tappa fondamentale, questa, per arrivare poi pronti al 31 dicembre, termine entro il quale dovranno scattare i «provvedimenti di riduzione» dei posti letto ospedalieri che dovranno essere 3,7 ogni mille abitanti (oggi sono 4). Taglio che sarà attuato al 50% nel pubblico e al 50% nel privato: quindi almeno 7mila – secondo le prime stime – riguarderanno i posti letto degli ospedali pubblici.

Sul fronte farmaci c'è innanzitutto la norma pro-generici, che comunque è stata un po' depotenziata dopo la mediazione decisa in Senato con il maxi-emendamento che ha tolto l'obbligo di prescriverli. Il medico che ha per la prima volta in cura un paziente cronico o con una nuova patologia non cronica per la quale sono in commercio più farmaci equivalenti dovrà indicare sulla ricetta il principio attivo. Ma lo stesso medico avrà anche la «facoltà» di indicare il nome del farmaco di marca. E la sua indicazione sarà vincolante per il farmacista se accompagnata da una «sintetica motivazione» della cosiddetta «clausola di non sostituibilità» del prodotto prescritto.

Ma per il pianeta delle pillole non è finita qui. Sono diverse le misure che hanno scatenato reazioni e forti critiche di operatori, industrie del farmaco e farmacisti. A partire dall'incremento, alla fine un po' limitato, dello sconto al Ssn per le farmacie al 2,25% (la prima versione del decreto parlava del 3,65%) e per le aziende farmaceutiche al 4,1% (dal 6,5% originario). Il tetto per la spesa farmaceutica territoriale – su quella totale del Ssn – viene poi fissato per il 2012 al 13,1% e dal 2013 all'11,35%: una brusca riduzione che si concretizzerà in oltre 2 miliardi in meno a disposizione per l'acquisto di medicinali. Il rischio di conti in rosso è quindi dietro l'angolo con un payback automatico che sarà a carico della filiera (aziende produttrici, farmacisti, grossisti). Il tetto della farmaceutica ospedaliera viene invece fissato al 3,5% (in rialzo rispetto all'attuale 2,4%).

Ieri la Camera ha anche approvato un ordine del giorno, presentato da Antonio Palagiano (Idv), che impegna il Governo ad attivarsi al fine di prevedere, per i medicinali rimborsati dal Ssn, la limitazione della prescrivibilità a un solo farmaco per ricetta, tranne che per gli antibiotici monodose e quei pochi soggetti che già usufruiscono della possibilità di averne prescritti tre.

Il giro di vite scatta anche sul fronte degli acquisti di beni e servizi di Asl e ospedali: qui la spending review prevede che il valore di contratti e appalti (farmaci esclusi) sia ridotto del 5% per tutta la loro durata.

Infine per provare a iniettare più efficienza nel Ssn è prevista una accelerazione dell'adozione dei costi standard sanitari previsti dal federalismo fiscale. Entro il 31 ottobre 2012 il Governo dovrà acquisire e pubblicare i dati relativi ed entro il 31 dicembre 2012 definire i tempi per la loro attuazione. Nati ormai due anni fa per aiutare le Regioni a trovare risparmi ed efficienza, ora i costi standard sembrano solo un palliativo dopo la cura da cavallo della spending review. (Mar. B.)

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