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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2012 alle ore 09:45.

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E' il 29 giugno 1994. Nel carcere di Catanzaro il sostituto procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Verzera, guida il confronto tra il pentito di 'ndrangheta Giacomo Ubaldo Lauro e il notaio Pietro Marrapodi che ufficialmente morirà suicida il 28 maggio 1996 mentre era detenuto nel carcere di Reggio Calabria, accusato di associazione mafiosa. Parlano di tutto e ad un certo punto Marrapodi irrompe riferendosi alla 'ndrangheta: "Comunque, chiedo scusa signor Lauro, nella mafia di Reggio Calabria non è stata sottovalutata ad arte, è stata presentata all'esterno come un fenomeno minore...Ma il sottoscritto, il 6 dicembre - ora che mi ricordo - 1993 guardando in faccia il dottor Roberto Pennisi e il commendator Giuliano Gaeta, si è rivolto a Luciano Violante dell'antimafia e al ministro Conso e ha detto: "Anche se mi rivolgo a voi che potete ascoltarmi o meno, perchè è per poco che starete lì, vi debbo dire che io che sono notaio e che vivo in questo ambiente da 23 anni e so qual è il rapporto che passa tra 'ndrangheta e mafia siciliana. I capibastoni 'ndranghetisti dicono che i palermitani sono buccazzari: quindi ne ricavo il rapporto che passa tra discepolo e maestro; perchè maestra è la 'ndrangheta".

Rotto il fronte il pentito Lauro conviene: "Non avete detto un'oscenità. Perche non avete detto una oscenità?" Ma Marrapodi non ha voglia di interruzioni e prosegue: "E' scritto ed è detto: il 6 dicembre in un convegno di 350 persone...Io ho indicato dove stava la cupola poi..."
A quel punto Lauro capisce che deve aggiungere di più: "Non avete detto un'oscentità e sapete perchè? Perchè tutti sanno che in America i siciliani sono stati scalzati dai Portoricani e dai cinesi e si sono rivolti in Canada alla 'ndrangheta, dove il crimine lo possiede la Calabria o aLl'Australia dove il crimine lo possiede la Calabria...Non avete detto un'oscenità...".
Letto alla luce di quanto sta emergendo dalla riapertura dell'omicidio del giudice Antonino Scopelliti, anche questo dialogo sembra confermare che la stagione delle stragi tra il 1991 e il 1993 è stata una mossa diabolica sfruttata dalle cosche calabresi - De Stefano in primis - per scalare il ranking della criminalità economica mondiale.
R.Gal.

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