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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2012 alle ore 11:29.

Il mio rene per un iPhone: in 9 a processo a ShangaiIl mio rene per un iPhone: in 9 a processo a Shangai

È iniziato ieri il processo contro nove persone coinvolte in una serie di trapianti illegali di organi. Tra queste figurano anche un chirurgo e altre quattro persone tra assistenti e infermieri. Le indagini sono cominciate durante il mese di aprile del 2011 quando un diciassettenne, in preda ad un'insufficienza renale, raccontò alla madre di essersi venduto un rene (pagato 2.500 euro) per potersi comprare un iPhone e un iPad.

Gli inquirenti hanno così potuto smantellare l'organizzazione capitanata da He Wei il quale, oberato dai debiti, ha allestito un vero e proprio business incentrato sugli espianti di organi; le vittime venivano reclutate anche tramite annunci via internet. I complici sono stati arrestati a cavallo tra il mese di luglio del 2011 e il mese di marzo di quest'anno e sono comparsi per la prima udienza davanti al tribunale della provincia dello Hunan; l'accusa chiede anche un risarcimento di 260mila euro a favore del minorenne.

Questo procedimento è solo il primo di una serie ben più lunga; infatti la stessa inchiesta, le cui maglie si sono allargate arrivando a riguardare 18 province, ha portato il 5 agosto di quest'anno all'arresto di altre 137 persone coinvolte in simili traffici. La cultura cinese è poco incline ai trapianti, lo dimostrano i dati secondo i quali su un milione e mezzo di persone in attesa, soltanto 10mila trovano un donatore.

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