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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2012 alle ore 08:11.

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ROMA
«Una riforma che va nel senso auspicato dall'Associazione nazionale magistrati». Sulla nuova geografia giudiziaria il ministro Paola Severino incassa il giudizio positivo del vicepresidente delle toghe Anna Canepa. «Si tratta di una riforma che chiedevamo da tempo – sottolinea Canepa – e che ci sembra vada nella direzione che avevamo indicato, anche se non conosciamo ancora i dettagli che ci riserviamo di valutare. È un motivo di soddisfazione la scelta del Governo di istituire la procura di Napoli nord, come da precisa e forte richiesta dell'Anm».
Il vice presidente dell'Anm mette però l'accento sulla vera sfida che riguarda la fase due della riforma. «L'augurio è che i tribunali ora siano messi nella condizione di essere efficienti e funzionanti e non siano solo presidi simbolici. La riforma è stata un atto di coraggio – ammette Canepa – ma l'ulteriore impresa da compiere sarà quella di affrontare con urgenza i temi delle strutture logistiche, della rideterminazione delle piante organiche e, in generale, dell'individuazione delle risorse necessarie per dare efficacia al nuovo sistema organizzativo».
Al presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa, non tornano i conti sul fronte dei costi-benefici. «Era una riforma degna di maggior cura sotto diversi profili – sostiene Alpa – primo tra tutti quello dei costi e dei risparmi. Non si è calcolato l'esborso necessario per gli spostamenti di fascicoli, personale e uffici, né si è indicato come saranno allestiti i nuovi spazi. Si è detto che questa riforma era necessaria – prosegue il presidente del Cnf – per risparmiare sulla spesa della giustizia, ma non si è detto dove ci sono stati gli sprechi, rendendo così impossibile la verifica di un'amministrazione corretta».
Tra gli errori del Governo Guido Alpa inserisce anche il fatto di non aver dato il giusto peso, nel valutare le disfunzioni, alle carenze dell'organico. Per finire il presidente del Cnf si rammarica per non essere stato ascoltato dall'Esecutivo. «Il Consiglio nazionale forense aveva inviato una relazione dettagliata al ministro della Giustizia per segnalare le incongruenze, ma il ministro – afferma Guido Alpa –, incurante del fatto che la giustizia in Italia non può funzionare senza i giudici onorari e la supplenza degli avvocati, si è ben guardato dal consultare il Cnf e le altre componenti dell'avvocatura».
Tra le altre componenti dedel mondo forense c'è senz'altro l'Organismo unitario del l'avvocatura che promette battaglia, pur ammettendo di aver trovato nella riforma almeno un motivo di soddisfazione. «La nostra istanza sulla criminalità organizzata è stata accolta – sostiene il presidente del l'Oua Maurizio de Tilla –, si sono quindi salvati i presidi di legalità in Calabria e in Sicilia».
Una piccola vittoria che non induce però a rinunciare alla guerra.«Per noi resta confermato lo sciopero del 21 e del 21 settembre, all'astensione uniremo le manifestazioni. Non rinunciamo neppure a dimostrare l'incostituzionalità della legge delega del Senato per questo faremo un'azione giudiziaria per la remissione alla Consulta».
Il presidente dell'Oua contesta al Governo anche di aver sacrificato gli edifici di recente costruzione e di voler eliminare con un taglio netto 220 sedi distaccate, senza considerare la possibilità di assorbimento dei tribunali.
Meno severo il giudizio dei legali under 40 dell'Associazione giovani avvocati. «Forse l'intervento sulle sezioni distaccate è eccessivo – dichiara il presidente dell'Aiga Dario Greco – specialmente in Campania si poteva avere un atteggiamento meno drastico. Siamo invece parzialmente soddisfatti per il mantenimento dei tre tribunali calabresi. Ma ora – chiude Greco – il ministero si impegni a rendere effettivo il processo telematico e a coprire i posti vacanti in magistratura».
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