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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2012 alle ore 15:27.

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Lo stabilimento Ilva (Ansa)Lo stabilimento Ilva (Ansa)

Un nuovo colpo di scena. L'Ilva dovrà risanare gli impianti dell'area a caldo sequestrati per disastro ambientale ma «senza prevedere alcuna facoltà d'uso» degli stessi «a fini produttivi». Lo ha disposto il gip di Taranto Patrizia Todisco in un nuovo provvedimento notificato ieri all'Ilva nel quale si specifica anche il ruolo dei custodi giudiziari. Con un nuova ordinanza il magistrato, che ha disposto il 25 luglio scorso il sequestro dell'acciaieria, intima ai custodi giudiziali - Barbara Valenzano, Emanuela Laterza, Claudio Lofrumento e Bruno Ferrante - di adottare «tutte le misure tecniche necessarie a scongiurarsi il protrarsi delle situazioni di pericolo e ad eliminare le stesse, situazioni in ragione delle quali il sequestro preventivo è stato disposto e confermato». In sostanza, la fabbrica si deve fermare per essere risanata sotto il profilo ambientale.

L'atto del gip cambia anche il quadro delle aspettative se si considera che in questi giorni Ilva e sindacati hanno auspicato che il risanamento fosse possibile con l'acciaieria in attività, sia pure a regime ridotto. La valutazione delle parti discendeva dal fatto che il Riesame, al quale l'Ilva ha fatto ricorso dopo l'ordinanza del 25 luglio scorso dello stesso gip, aveva sì confermato il sequestro ma anche disposto che i custodi giudiziali, tra i quali era stato inserito anche Bruno Ferrante, presidente dell'Ilva, garantissero «la sicurezza degli impianti» utilizzandoli «in funzione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e dell'attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti».

Adesso nel nuovo provvedimento il gip ribadisce che il Riesame ha confermato il sequestro «senza prevedere alcuna facoltà d'uso degli impianti a fini produttivi» ed «ha ribadito prioritariamente la necessità di garantire la sicurezza degli impianti e di adottare tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo». Per il gip, quindi, la misura del sequestro «è, e non può che essere, funzionale alla tutela delle esigenze preventivo-cautelari indicate dalla legge». Nella nuova ordinanza il gip parla anche di «grave ed attualissima situazione di emergenza ambientale e sanitaria in cui versa il territorio di Taranto imputabile alle emissioni inquinanti (convogliate, diffuse e fuggitive) dello stabilimento Ilva e segnatamente di quegli impianti ed aree sottoposte a vincolo cautelare)».

I compiti dei commissari
Ripuntualizzati anche i compiti del commissari. Se il Riesame aveva attribuito ai quattro commissari la stessa funzione, specificando che Ferrante era anche «custode e amministratore delle aree e degli impianti in sequestro», adesso il gip Todisco dispone che Barbara Valenzano è responsabile delle misure tecniche «necessarie ad eliminare le situazioni di pericolo e dell'attuazione dei monitoraggi con potere di spese (previa approvazione dell'autorità giudiziaria) relativamente alle aree sottoposte a sequestro, nonchè a quelle tecnicamente connesse», mentre Bruno Ferrante, individuato dal gip come «datore di lavoro», è «responsabile dell'attuazione delle prescrizioni e procedure impiantistiche che si renderanno necssarie in attuazione del provvedimento di Aia per gli impianti non interessati in alcun modo del provvedimento di sequestro preventivo».

Il fronte sindacale
Grande preoccupazione nei sindacati per la stretta del gip: si temono contraccolpi occupazionali se, come pare, la fabbrica dovesse essere fermata. L'Ilva invece ha già annunciato l'immediato ricorso al Riesame contro la nuova ordinanza del gip di Taranto. È riunito il consiglio di amministrazione dell'azienda per assumere decisioni. Il presidente dell'Ilva, Ferrante, ha dato mandato ai propri legali di impugnare immediatamente il provvedimento del giudice delle indagini preliminari di Taranto. Lo rende noto l'Ilva in un comunicato annunciando che è stato convocato il cda della società «per le determinazioni conseguenti».

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