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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2012 alle ore 08:14.


ROMA
«Resto inquieto nel non vedere ancora vicine ad un approdo le discussioni, che procedono verso continui alti e bassi, su una nuova legge elettorale». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sceglie la via informale del colloquio con un quotidiano (L'Unità) per lanciare ancora una volta il suo preoccupato appello ai partiti a procedere sulla necessaria riforma elettorale lasciando da parte i veti incrociati. La riforma del Porcellum, ma anche la riforma costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari e sul superamento del bicameralismo perfetto.
«Rimane ancora bloccato – nota il presidente – il progetto di sia pure delimitate modifiche costituzionali che era stato concordato prima di un'improvvisa virata su un tema così divisivo di un improvvisato cambiamento in senso presidenzialistico della Costituzione». Il riferimento di Napolitano è a quel testo ABC che prevedeva appunto il taglio del numero dei parlamentari, il rafforzamento dei poteri del premier e il superamento del bicameralismo perfetto con un notevole snellimento dell'iter delle leggi.
Testo poi stravolto dalla «virata» impressa dal Pdl, d'accordo con la Lega, sull'elezione diretta del presidente della Repubblica alla francese e sul Senato federale. Con la conseguenza che la riforma è stata approvata a luglio dal Senato con la vecchia maggioranza Pdl-Lega e con il voto contrario di Pd e Udc. Ora è alla Camera, in commissione Affari costituzionali, dove si avvia al binario morto dal momento che a Montecitorio pidiellini e leghisti non hanno la maggioranza. Da qui il rammarico del Capo dello Stato, anche perché il tempo rimasto da qui alla fine della legislatura difficilmente consentirebbe ormai di approvare una modifica costituzionale anche in presenza di un nuovo accordo politico.
Il richiamo di Napolitano sulla legge elettorale ha riacceso nei palazzi romani le voci su un voto anticipato a novembre. Qualcuno ha voluto leggere nel nuovo appello del Presidente un tentativo di tenere in piedi la possibilità di andare alle urne in anticipo, visto che la data ultima per questa opzione sarebbe verso la fine di settembre e che Napolitano ha più volte detto ai suoi interlocutori di non essere disposto a sciogliere anticipatamente le Camere senza che sia stata fatta la riforma del Porcellum.
Ma dal Quirinale fanno notare che quella dello scioglimento delle Camere è una questione che attiene alle prerogative proprie del presidente della Repubblica, come ha già chiaramente ricordato lo stesso Napolitano nel suo precedente appello ai partiti sulla materia. Procedere senza ulteriori indugi alla riforma del sistema elettorale è dunque per il Capo dello Stato indispensabile in vista delle elezioni, comunque previste per la primavera del 2013. E su Twitter il portavoce del Quirinale Pasquale Cascella toglie di mezzo i ragionamenti sul semestre bianco, ossia l'impossibilità di sciogliere le Camere negli ultimi sei mesi del mandato presidenziale prevista dalla nostra Costituzione. «Il semestre bianco non c'è quando coincide con la fine della legislatura». Tradotto, se serve le Camere possono essere sciolte comunque.
Proprio il timore che un accordo prima dell'estate potesse portare al voto anticipato a novembre ha indotto nelle scorse settimane il Pdl a frenare a un passo dall'accordo. Silvio Berlusconi non è affatto pronto, non avendo ancora sciolto la riserva sulla sua ridiscesa in campo (si veda l'articolo in pagina) e non avendo ancora portato a casa l'alleanza con la Lega. Il quadro è ancora confuso e proprio gli ultimi dettagli ancora da definire di una legge elettorale che dovrebbe avere come base il sistema tedesco "corretto" – in primis la natura del premio di governabilità, se al primo partito o alla coalizione e se del 10% o del 15% – sono legati alle scelte sulle alleanze. Il comitato ristretto del Senato incaricato di trovare la quadra è convocato per il 29 agosto. Ma sono in molti a pensare che l'accordo sarà siglato un po' più in là, quando il Cavaliere si sarà chiarito le idee sul da farsi. Intanto ieri le parole di Napolitano sono state accolte con favore da tutti e tre i partiti che sostengono il Governo Monti, cioè Pdl, Pd e Udc. Solo che i due partiti maggiori hanno dato l'uno all'altro la colpa del mancato accordo. La Lega, all'opposizione del governo Monti, reagisce in modo piccato tramite Roberto Calderoli: «Da parte di Napolitano diktat inaccettabili su riforme e elegge elettorale».
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