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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2012 alle ore 08:12.
«Gli allevatori faticano a nutrire gli animali. Molti agricoltori vedono la propria sussistenza che s'inaridisce davanti ai loro occhi. Se non facciamo qualcosa, tutti gli americani cominceranno a pagarne il prezzo, con un forte aumento dei generi alimentari». Chi parla si chiama Barack Obama. Nel tradizionale radiomessaggio del sabato dalla Casa Bianca, che lui pubblica anche su YouTube, ha promesso risposte immediate contro l'ultimo nemico (ce n'è sempre uno) dell'American way of life. Si chiama siccità.
Venerdì, l'amministrazione Obama – per bocca dell'Usda, il dipartimento dell'Agricoltura – ha saputo dipingere la minaccia in una prospettiva storica: i raccolti toccheranno i minimi dal 1995. Una siccità così non si vedeva dal periodo 1934-36, ricordato nei libri di storia come il Dust Bowl. E la temperatura media dello scorso luglio è la più alta da quando esistono le rilevazioni, ovvero da metà Ottocento.
Come risultato, l'Usda ha tagliato sensibilmente le stime sulla produzione di mais da 12 a 10,8 miliardi di bushel e da 3 a 2,7 quella di soia. Sui mercati a termine, le commodities alimentari sono subito schizzate verso l'alto: da inizio anno – con l'impennata degli ultimi due mesi – il prezzo del mais è cresciuto del 25,6%, la soia del 37,2 e il grano del 39,5. Il che vuol dire che il problema non assilla solo l'America, ma il mondo intero. «Bisogna agire in fretta per evitare un'altra crisi alimentare», ha sentenziato Shenggen Fan, capo del Food research institute, un istituto della Banca mondiale.
Il riferimento è alla crisi del 2007-2008, quando gli alti prezzi dei generi alimentari – agganciati ai contratti future che vengono scambiati al Chicago mercantile exchange – crearono tensioni politiche e sociali in numerosi angoli del mondo, a cominciare da Egitto, Camerun e Haiti.
In verità, lo scenario globale è leggermente diverso da allora. Il prezzo del petrolio, che serve anche a produrre i fertilizzanti e quindi pesa sui costi dell'agricoltura, non è altrettanto alto. E i prezzi della carne, fatalmente collegata ai prezzi delle materie prime che alimentano gli animali, sono addirittura in ribasso.
Ma le coincidenze non mancano. L'insopportabile siccità che colpisce oggi il cuore degli Stati Uniti (Colorado, Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Missouri, Nebraska e Oklahoma), a quei tempi aveva messo in ginocchio un altro granaio del mondo: l'Australia. E, proprio pochi mesi prima, il presidente George W. Bush aveva varato il Renewable fuel standard, che impone di miscelare la benzina alle pompe con un 9% di etanolo ricavato dal mais: un sussidio agli agricoltori mascherato da sussidio alle energie rinnovabili. Tanto per dare un'idea, un quarto del mais che verrà prodotto quest'anno dagli Stati Uniti, finirà nei serbatoi della flotta automobilistica più energivora del pianeta.
Non a caso, due giorni fa il direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva, ha chiesto agli Stati Uniti «un'immediata, anche se temporanea, sospensione del mandato legislativo (sull'uso dell'etanolo, ndr) per dare respiro al mercato e per destinare i raccolti al cibo e ai mangimi». Peccato che Obama, nel suo discorso di ieri alla nazione, di tutto questo non abbia fatto parola. Un portavoce della Casa Bianca ha detto che il presidente ne sta discutendo con l'Usda. Ma – a meno che la situazione non diventi drammatica – è assai probabile che non succeda nulla. A novembre, si sa, ci sono le elezioni presidenziali.
Così, in questo scenario, non è improbabile che le tensioni sui prezzi delle commodities si infiammino nei prossimi mesi, con una riedizione di conflitti sociali e protezionismi alimentari come nel 2008, quando la Thailandia proibì l'export di riso. Un'altra agenzia federale americana, la Noaa – National oceanic and atmospheric administration – dice che la siccità potrebbe continuare fino a ottobre inoltrato, nonostante sull'Atlantico si stia preparando la stagione degli uragani. Una fase di siccità sta interessando anche la Russia, seppur non ai livelli del 2010. E in India, la stagione dei monsoni è stata finora più debole del solito.
Con un consapevole senso d'urgenza, Obama ha annunciato ieri una serie di misure, come prestiti a tassi agevolati per i contadini e terreni federali a disposizione per le mandrie. «Ma anche il Congresso deve fare la sua parte», ha rimarcato il presidente. «C'è bisogno di una legge sull'agricoltura che aiuti contadini e allevatori a fronteggiare disastri del genere, ma anche delle necessarie riforme per dar loro certezze» nel lungo periodo.
La siccità del 2005-2006 aveva convinto gli australiani che la colpa era dei cambiamenti climatici: non a caso, insieme all'Unione Europea, oggi l'Australia è l'unica ad avere una legislazione contro le emissioni-serra. Anche Obama ne aveva promessa una: peccato che non sia mai passata per via dell'opposizione repubblicana.
«Il presidente dice che è stato il luglio più caldo della storia, ma senza fare cenno ai cambiamenti climatici», scrive Politico, il giornale di carta e di bit pubblicato a Washington. Eppure, se la siccità dovesse continuare e intaccare il portafoglio degli americani (l'etanolo è già salito del 10%), Obama troverà forse il consenso politico per correggere la dissolutezza energetica degli americani.
Non in questo mandato presidenziale, ovviamente. Semmai nel prossimo.
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