Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2012 alle ore 16:44.

Il comando alleato a Kabul fa sempre più fatica a minimizzare i crescenti episodi che vedono soldati e poliziotti afghani uccidere soldati della Nato. I più esposti sono i consiglieri militari che addestrano le reclute delle Afghan National Security Forces (ANSF) e i reparti di prima linea che condividono postazioni e fortini con i colleghi afghani.
Ben sei i morti nelle ultime 48 ore, tutti statunitensi, uccisi in un contesto simile al cosiddetto fuoco amico ma noto come "Green on Blue" nel quale i verdi sono i soldati afghani e i blu le truppe alleate. Mentre il "fuoco amico" indica che a colpire sono stati per errore mezzi o militari della stessa coalizione il "Green on Blue" indentifica azioni a fuoco anche volontarie condotte da militari esterni all'Alleanza Atlantica ma ad essa affiancati. Gli ultimi due attacchi rivendicati dai talebani si sono registrati il 10 agosto nella provincia meridionale di Helmand e si sono aggiunti ad almeno altri due episodi dello stesso genere registrati nell'ultima settimana.
A Sangin un ufficiale ed alcuni agenti della polizia locale afghana hanno aperto il fuoco contro un team delle forze speciali americane invitato a partecipare ad una riunione riguardante la sicurezza nell'area di Sarwan Qala. Probabilmente una trappola. Poche ore dopo in una base alleata nel distretto di Garmsir altri tre militari statunitensi sono stati uccisi da un civile afghano impossessatosi di un'arma e in seguito arrestato. Il 9 agosto un soldato afghano aveva aperto il fuoco contro soldati della Nato nella provincia orientale afghana di Laghman senza provocare vittime. I militari, anche in questo caso americani, hanno risposto al fuoco uccidendolo. Il presidente Hamid Karzai ha condannato gli ultimi episodi ordinando approfondite inchieste e sostenendo che "il nemico che non vuole vedere l'Afghanistan disporre di una forza di sicurezza efficiente colpisce ora gli addestratori stranieri". Il capo della polizia di Helmand, colonnello Abdul Nabi Ilham, ha assicurato all'agenzia Pajhwok che "è evidente che i talebani stanno operando per creare sfiducia nella cooperazione fra le parti in materia di sicurezza".
Da parte sua il portavoce dell'Isaf, generale Gunter Katz, ha rivolto un appello al realismo sottolineando che "quanto è accaduto non riflette la situazione esistente nel paese". Non si deve dimenticare, ha detto, che "abbiamo 500.000 agenti e soldati che lavorano quotidianamente con noi spalla a spalla esaltando la loro fiducia e la loro cooperazione con l'obiettivo di lottare per un futuro migliore per l'Afghanistan". Katz ha quindi ricordato che, d'accordo con il governo di Kabul, ''da qualche tempo è stato migliorato il meccanismo di reclutamento dei membri delle forze di sicurezza afghane''. Bryan Watson, direttore per la progettistica delle forze Usa in Afghanistan, ha sostenuto che le decisioni prese della Nato a Lisbona sul ritiro delle forze dall'Afghanistan entro il 2014 vengono applicate e che ad oggi 400 installazioni militari dell'Isaf sono state chiuse o consegnate alle forze afghane "a riprova del fatto che l'assunzione di responsabilità da parte degli afghani continua senza sosta".
Resta però il fatto che, soprattutto ora che è iniziato il ritiro alleato, le vittime del "Green on Blue" pesano come macigni sulle leadership occidentali e minano la cooperazione tra forze Nato e afghane. I numeri parlano chiaro: da gennaio vi sono stati 26 attacchi di questo tipo che hanno causato la morte di 34 militari stranieri, con un incremento di ben oltre il 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011 Nel 2007-2008 i casi di "Green on Blue" furono solo quattro con altrettante vittime.
L'escalation di queste azioni assume ancor più rilievo se si considera il calo generale delle perdite tra le forze alleate registrato già l'anno scorso (566 caduti contro i 711 del 2010) e confermato anche dai dati di quest'anno. Da gennaio all'11 agosto sono stati 289 i caduti contro i 397 dello stesso periodo dell'anno scorso. Le vittime degli infiltrati talebani tra le ANSF non sono solo i militari occidentali. Ieri un uomo con addosso l'uniforme di ufficiale della polizia afghana ha ucciso a Delaram (provincia meridionale di Nimroz a pochi chilometri da Helmand e dalle postazioni italiane a Farah) undici poliziotti. Il governatore provinciale, Karim Barahawi, ha detto da parte sua che l'attaccante, ucciso nello scontro a fuoco, si chiamava Eisa Mohammad ed era un noto esponente dei talebani.
Secondo i dati diffusi dalla missione dell'Onu a Kabul (Unama) per la prima volta in cinque anni è calato il numero delle vittime civili di guerra pur registrandosi un aumento del 53 per cento degli attacchi mirati degli insorti. Il dato, che può apparire contraddittorio, viene spiegato con il tentativo degli insorti di migliorare la propria immagine presso la popolazione e di colpire in odo più preciso e specifico militari, poliziotti, leader tribali, funzionari del governo e delle amministrazioni provinciali e distrettuali.
Tra il primo gennaio e il 30 giugno si è registrato un calo del 15 per cento delle vittime civili rispetto allo stesso periodo del 2011 con 1.145 morti e 1.954 feriti. Tra le vittime del conflitto nella prima metà dell'anno 925 persone sono donne e bambini. L'80 per cento delle vittime civili sono da attribuire alle ''forze antigovernative'' mentre le forze di sicurezza afghane e le truppe della Nato sono ritenute responsabili per il 10 per cento delle vittime (con un calo del 25 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso). Non è stato possibile attribuire le responsabilità per il restante 10 per cento delle vittime di guerra. I raid aerei, secondo il rapporto , restano comunque la principale causa di morte per i civili per mano dei soldati dell'Alleanza con 83 morti e 46 feriti. Molti meno dei civili uccisi invece dagli ordini improvvisati talebani disseminati lungo le strade: 327 morti e 689 feriti. Altri 255 civili sono stati uccisi e 101 feriti in 237 attacchi diretti dei talebani che prendono di mira sempre più spesso anche scuole e docenti con 34 attacchi a fronte dei 10 del primo semestre del 2011.
©RIPRODUZIONE RISERVATA