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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2012 alle ore 06:36.

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ROMA
Tenere il punto senza arretrare di un millimetro. Utilizzando da subito ogni strumento giuridico consentito a propria difesa. La linea decisa dal Governo, nei febbrili colloqui delle ultime ore intercorsi fra i ministri e Mario Monti, sta tutta qui. Preoccupano le potenziali ricadute sull'occupazione in un'area difficile e in generale i riflessi per un settore produttivo sensibile. Prende così corpo l'ipotesi-limite di ricorrere alla Consulta contro i provvedimenti della magistratura che rischiano di portare alla chiusura gli impianti dell'Ilva di Taranto. A esplicitare l'intenzione è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. Spiega Catricalà che «alcune volte queste sentenze non sembrano proporzionate rispetto al fine legittimo che vogliono perseguire e quindi noi chiederemo alla Corte costituzionale di verificare se non sia stato menomato un nostro potere: il potere di fare politica industriale».
Nell'Esecutivo e in una parte del mondo politico c'è chi dubita anche della correttezza procedurale degli ultimi atti contestati. Per questa ragione, il Guardasigilli Paola Severino dà incarico agli uffici del ministero della Giustizia di acquisire i due provvedimenti con i quali il gip di Taranto, Patrizia Todisco, ha ribadito il sequestro della struttura e revocato la nomina del prefetto Bruno Ferrante dall'incarico di curatore dello stabilimento.
Due azioni forti, concentriche. L'intento manifesto di Palazzo Chigi è mostrare reattività agli eventi, soprattutto sottrarsi al facile gioco dei buoni e dei cattivi, dando risalto alle misure concrete di risanamento già stabilite per decreto, pur nella consapevolezza che la questione si risolverà verosimilmente in sede non politica. Il ventilato ricorso alla Consulta non lascia tuttavia indifferente il sindacato dei giudici. Con la premessa di auspicare un dialogo fra istituzioni nell'interesse generale, l'Anm tiene a chiarire che «la magistratura non intende invadere l'ambito di competenza di altre autorità, ma, in presenza di violazioni della legge penale, non può fare a meno di intervenire, con gli strumenti giudiziari ordinari, ove gli organi amministrativi di controllo non siano riusciti ad assicurare negli anni la tutela ambientale, con gravissimo rischio per la salute dei cittadini».
L'accusa di parzialità, ma in difesa delle prerogative del Governo, è a stretto giro ribaltata dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini. La situazione degli impianti siderurgici di Taranto descritta è diversa da quella attuale. Da giorni Clini sottolinea alcuni punti fermi e ieri l'ha fatto a più riprese: «Non credo corretto dal punto di vista tecnico procedere alla chiusura degli impianti considerando quanto successo nei decenni passati. Stiamo verificando la corrispondenza alla normativa vigente ora». Gli eccessi di mortalità fanno riferimento alle esposizioni ambientali di vecchia data, il presupposto del suo ragionamento. Per concludere: «È in corso la terapia per salvare Taranto malata d'ambiente e l'eutanasia non può essere una cura». Vanno chiarite le competenze e le attribuzioni dei compiti. «Ognuno deve fare il suo lavoro», chiosa con un chiaro riferimento ai limiti del ruolo della magistratura.
Naturalmente, nei prossimi giorni toccherà in primo luogo a Clini seguire da vicino l'evolversi della vicenda dell'Ilva. Per ascoltare la sua valutazione dei fatti stamani riaprirà apposta la Camera, che ha messo in agenda un intervento straordinario in commissione su richiesta di alcuni deputati. Venerdì poi il responsabile dell'Ambiente è atteso in Prefettura a Taranto assieme al ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, dove incontreranno i vertici delle istituzioni locali, della Regione e delle forze di polizia.
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DUE FRONTI APERTI

Il ricorso alla Consulta
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà ha annunciato che il governo ha intenzione di fare ricorso alla Consulta per contestare i provvedimenti della magistratura che rischiano di portare alla chiusura degli impianti dell'Ilva di Taranto. «Partiamo dal presupposto – ha detto – che la tutela della salute e dell'ambiente è un valore fondamentale». Ma, ha aggiunto, «alcune volte queste sentenze non sembrano proporzionate rispetto al fine legittimo che vogliono perseguire e quindi noi chiederemo alla Corte Costituzionale di verificare se non sia stato menomato un nostro potere: il potere di fare politica industriale»
La verifica del Guardasigilli
Il ministro della Giustizia Paola Severino ha dato incarico agli uffici del suo ministero di acquisire i due provvedimenti con i quali il gip di Taranto, Patrizia Todisco, ha ribadito il sequestro della struttura e revocato la nomina del prefetto Bruno Ferrante dall'incarico di curatore dello stabilimento. Questo perché nell'Esecutivo e in una parte del mondo politico c'è chi dubita anche della correttezza procedurale degli atti contestati

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