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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2012 alle ore 06:39.

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Sempre in quella riunione, scrive ancora il giudice, «Gänswein ebbe ad indicare all'imputato alcuni documenti non ancora usciti dall'ufficio, tra i quali vi erano due lettere che l'imputato stesso aveva certamente avuto tra le mani, poiché era stato incaricato di preparare la risposta». E quando padre Georg gli fece notare «davanti a tutti» che «questo pur non dando la prova creava un forte sospetto nei suoi confronti», Gabriele – secondo quanto ha raccontato il segretario del papa – rispose con una «una negazione decisa ed assoluta del fatto». Due giorni dopo, quando Gabriele fu arrestato, padre Georg venne avvertito della sospensione nei suoi confronti.
Per entrambi gli imputati vi sarà un unico processo penale con un Tribunale costituito da tre giudici. La data non è ancora fissata ma in ogni caso se ne parlerà non prima della fine del prossimo mese, in quanto fino al 20 settembre il Tribunale è chiuso. La pena prevista per il reato per cui è imputato il maggiordomo del Papa va da un minimo di 1 a un massimo di 6 anni, salvo l'intervento di grazia da parte di Benedetto XVI, se rispondesse alla richiesta presentata dallo stesso Gabriele con una lettera-domanda affidata alla Commissione cardinalizia voluta dal Papa. Atto ritenuto ad oggi probabile, visti i potenziali effetti di un processo pubblico. E in ogni caso, ricorda padre Lombardi, «i due imputati sono entrambi incensurati e quindi con la possibilità anche del perdono giudiziale» per quanto riguarda la pena da scontare. Non potrà invece esserci patteggiamento. Molto meno, «da nulla a poco» secondo quanto riferito da padre Lombardi, rischia invece l'impiegato informatico della Segreteria di Stato vaticana.
Sia Paolo Gabriele che Claudio Sciarpelletti, il primo agli arresti domiciliari il secondo il libertà provvisoria, restano in sospensione cautelare ma con il pagamento dello stipendio. Paolo Gabriele non sapeva di avere in casa un assegno intestato al Papa per un valore di 100mila euro e quindi «non ha neanche mai lontanamente pensato di incassarlo». Lo precisa Carlo Fusco, legale dell'ex maggiordomo: «Si trattava di un assegno non trasferibile intestato al Santo Padre che per sbaglio, nella confusione dei documenti, è andato a finire tra le altre carte, tanto è vero che Gabriele stesso si era chiesto insieme con i colleghi dove fosse l'assegno».
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LE TAPPE DELLA VICENDA
23 MAGGIO
Paolo Gabriele, aiutante di camera di Benedetto XVI viene arrestato il 23 maggio nell'appartamento in cui vive con la sua famiglia, dentro le mura vaticane, nell'ambito dell'inchiesta sulla pubblicazione di documenti segreti vaticani. La notizia resta riservata e solo il 25 maggio resa pubblica.
24 MAGGIO
Gli inquirenti dispongono perquisizioni nell'ufficio di Claudio Sciarpelletti, dopo di che lo arrestano. L'impiegato vaticano resta una notte in cella in Gendarmeria e poi gli viene concessa la libertà provvisoria.
25 MAGGIO
La Sala stampa vaticana comunica che nell'ambito delle indagini sui Vatileaks è stata arrestata una persona.
26 MAGGIO
Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, comunica il nome di Paolo Gabriele.
5 GIUGNO
Primo interrogatorio formale di Paolo Gabriele nell'ambito di un'istruttoria che resterà fino alla fine coperta dal segreto.
28 GIUGNO
Viene interrogato Claudio Sciarpelletti.
1 LUGLIO
Paolo Gabriele ottiene gli arresti domiciliari nel suo appartamento dentro la Città del Vaticano, dove vive con la moglie Manuela e i tre figli. "Ha collaborato molto ampiamente con gli inquirenti e con il giudice istruttore", dichiarano i suoi avvocati. Gabriele inoltre è stato ascoltato a lungo dai tre cardinali della commissione creata dal Papa per far luce sulla fuga di documenti coperti dal segreto d'ufficio, che indaga su tutti gli uffici e gli organismi di curia.
13 AGOSTO
Il Vaticano annuncia il rinvio a giudizio di Gabriele per furto aggravato e di Sciarpelletti per favoreggiamento. Ma la istruttoria è a una conclusione solo "parziale": non si escludono altre imputazioni per i due rinviati a giudizio nè indagini su altre persone, per altri capi di imputazione. Vatileaks non è chiusa.

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