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Questo articolo è stato pubblicato il 15 agosto 2012 alle ore 06:37.

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L'economia dell'Eurozona si è contratta dello 0,2% tra aprile e giugno ed è destinata a entrare in recessione già durante l'estate. La Francia tiene a fatica facendo registrare una crescita piatta per il terzo trimestre consecutivo; la Germania chiude il periodo con il Pil in aumento dello 0,3%, sempre rispetto ai tre mesi precedenti: ma i risultati superiori alle aspettative delle due maggiori economie dell'area euro servono solo a contenere il calo, mentre si aggrava la crisi continentale che ha già costretto cinque Paesi a chiedere il salvataggio internazionale e che ha sollevato molti dubbi sulla capacità di sopravvivenza della moneta comune, almeno nella struttura che è stata creata fin qui.
«È evidente che abbiamo già un piede dentro la recessione. I principali indicatori fanno tutti presagire una ulteriore contrazione dell'economia della zona euro nel terzo trimestre dell'anno, così anche tecnicamente avremo una recessione, cioè un calo per due trimestri consecutivi», dice Martin Van Vliet analista di Ing. Il blocco della moneta unica è spaccato in due: assieme alla Germania, crescono Austria e Olanda. Mentre - come confermano i dati diffusi ieri da Eurostat - tutta la fascia mediterranea è sempre più in difficoltà: Grecia, Portogallo e Cipro ma anche Spagna e Italia, l'unico dei Paesi del Sud a non avere chiesto aiuto a Bruxelles.
L'Eurozona è uscita dalla recessione nel terzo trimestre del 2009 ma la crescita è tornata negativa già nell'ultimo trimestre del 2011 per poi restare invariata all'inizio di quest'anno tra gennaio e marzo. Le previsioni per i prossimi mesi sono negative per l'intero blocco dell'euro. «L'europa si trova in un circolo vizioso fatto di tagli alla spesa, tassi di interesse elevati nella periferia e incremento del debito sovrano», dice Aline Schiling, economista di Abn Amro. Il rigore di bilancio voluto dalla Germania di Angela Merkel e le misure di austerity introdotte dai Governi hanno appesantito la crisi senza arrivare alla sua soluzione: il tasso di disoccupazione in aumento e la scarsa fiducia di famiglie e imprese rende vani gli sforzi di risanamento in molti Paesi e allontana gli obiettivi di bilancio concordati causando ulteriori tensioni sui mercati.
L'economia tedesca, nel secondo trimestre, è cresciuta dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti mentre gli analisti prevedevano un +0,2%: a sostenere il prodotto interno lordo sono state le esportazioni e i consumi che hanno compensato il calo degli investimenti. Su base annua la crescita è stata invece dell'1% e ha confermato in pieno le previsioni. «L'economia della Germania è fondamentalmente in buone condizioni strutturali ma non si può isolare e non può evitare le conseguenze della recessione in atto nell'Eurozona, anche considerando che l'intera economia globale sta rallentando. Per questo - afferma Joerg Kraemer, capo economista di Commerzbank a Francoforte - l'economia tedesca è destinata a contrarsi durante l'estate».
Ieri comunque i dati sulla crescita di Germania e Francia hanno dato fiducia ai mercati. Nonostante la stagnazione il Governo francese ha confermato l'obiettivo di crescita dello 0,3% nell'intero 2012: «È stato un trimestre troppo debole, i numeri non sono buoni», ha riconosciuto il ministro dell'Economia, Pierre Moscovici aggiungendo che «comunque la Francia non è in recessione a differenza della maggior parte dei suoi partner europei».
Male l'Italia che riesce a fare meglio solo di Portogallo e Grecia: Eurostat riporta i dati già diffusi dall'Istat la scorsa settimana che indicano un calo congiunturale del Pil pari allo 0,7% (dopo il -0,8% del periodo precedente) e una contrazione su base annua del 2,5 per cento. L'Italia a giugno ha fatto registrare il decremento nella produzione industriale più marcato del continente: un crollo dell'8,2% rispetto al giugno del 2011.
Sempre più giù anche la Spagna, il Paese più in difficoltà negli ultimi mesi, con i rendimenti dei titoli decennali del debito ormai stabili ben sopra il 6%: per il Governo di Mariano Rajoy che ha già ottenuto un prestito da 100 miliardi di euro per sostenere le banche, la richiesta di intervento all'Europa in funzione anti-spread è solo questione di tempo. L'economia iberica si è contratta dello 0,4% tra aprile e giugno dopo essere scesa dello 0,3% nel primo trimestre dell'anno: «La contrazione del Pil era attesa e non può essere attribuita alle politiche attuate dal Governo di Mariano Rajoy, che la Commissione Ue continua a sostenere», ha detto il portavoce dei Ventisette, Ryan Heath.
«I dati diffusi da Eurostat confermano le nostre previsioni: l'intero 2012 dovrebbe chiudere con un calo del Pil dell'Eurozona dello 0,3% rispetto al 2011, mentre nel 2013 pensiamo ci sarà un incremento del prodotto interno lordo dello 0,7%», dicono Julian Callow e Francois Cabau, di Barclays secondo i quali la Bce potrebbe essere costretta a rivedere al ribasso le proiezioni decidendo poi di conseguenza di introdurre «ulteriori misure di allentamento monetario».
luca.veronese@ilsole24ore.com
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