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Questo articolo è stato pubblicato il 15 agosto 2012 alle ore 06:40.

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ROMA
La legge elettorale si farà, e si farà entro ottobre. Il democratico Luciano Violante, che ha seguito la trattativa con Pdl e Udc fin dall'inizio del governo Monti, mostra una fiducia dettata dalle cose. «Abbiamo bisogno di cambiare legge elettorale anche per una questione di credibilità internazionale. I mercati guardano alla stabilità politica e non solo finanziaria del nostro Paese, e la possibilità di avere attraverso un nuovo meccanismo elettorale una maggioranza politica capace di governare è una prova che non possiamo fallire, per la credibilità del Paese, innanzitutto».
Perché l'accordo va fatto entro ottobre? Dopo è troppo tardi?
Bisogna rivedere i collegi in base all'ultimo censimento, come prevedono gli articolo 56 e 57 della Costituzione. Ed è un lavoro che porta via due o tre mesi di tempo.
Quindi lei crede che si opterà per i collegi, e non per le preferenze, come sistema per restituire la scelta agli elettori?
Una quota maggiore di parlamentari verrà eletta nei collegi e una quota minore attraverso i listini circoscrizionali. Il sistema delle preferenze come quello della prima Repubblica alzerebbe troppo i costi della politica e penalizzerebbe i volti nuovi perché meno conosciuti. A titolo personale, non ne ho ancora discusso con i colleghi del Pd, propongo di discutere su una soluzione mista: la parte riservata ai listini può prevedere un voto di preferenza al suo interno. Oltre a votare il candidato nel collegio, l'elettore esprime una preferenza (o due se vogliamo l'alternanza di genere) all'interno della lista collegata al candidato del collegio. Si tratterebbe di una lista corta, di 4-5-6 nomi, tra i quali l'elettore potrebbe scegliere.
Il nodo politico più importante resta tuttavia quello della natura del premio di governabilità. Il Pd lo vuole alla coalizione, il Pdl al solo primo partito.
Noi siamo convinti che il premio alla coalizione risponde meglio alle esigenze di governabilità. Il pericolo "ammucchiate" come avvenuto nel recente passato può essere evitato stabilendo che concorre all'assegnazione del premio solo chi supera lo sbarramento del 5% a livello nazionale. Il senso di responsabilità deve indurre ciascuno di noi a non incaponirsi.
E il taglio dei parlamentari? Non se ne farà più niente?
La riduzione del numero dei parlamentari è sacrosanta. C'è ancora tempo per stralciare questa parte dalla riforma costituzionale ora all'esame della Camera e approvarla di comune accordo, lasciando la revisione della forma di governo alla prossima legislatura.
Un patto costituente?
Potremmo approvare ora una legge costituzionale per insediare all'inizio della prossima legislatura una commissione fatta da personalità non parlamentari, con poteri redigenti, che abbia il compito di scrivere la riforma secondo gli indirizzi del Parlamento. La riforma così redatta sarebbe poi votata dalle Camere in seduta comune, senza emendamenti. Essendo formata da personalità esterne al Parlamento, la commissione potrebbe lavorare al riparo dalle tensioni politiche.
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