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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2012 alle ore 16:03.

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Di recente WikiLeaks ha pubblicato più di due milioni di messaggi di posta elettronica inviati da figure istituzionali siriane e più di cinque milioni di email dall'agenzia di analisi geopolitiche Stratfor.

L'archivio online fondato da Julian Assange sale sul palcoscenico alla fine del 2007, un anno dopo il suo sbarco sul web: porta alla luce il manuale di addestramento di Camp Delta a Guantanamo che rivela istruzioni sul trattamento dei detenuti, poi riconosciuto come autentico dall'esercito degli Stati Uniti. Il decollo avviene nel 2010 quando diffonde il video "Collateral murder", registrato a Bagdad: mostra l'attacco di un elicottero militare contro un gruppo di persone che, come si scoprirà in seguito, era composto da civili, tra cui due giornalisti. Nei mesi successivi la sequenza di rivelazioni è rapida.

WikiLeaks a luglio distribuisce documenti sulla guerra in Afghanistan che riguardano il periodo dal 2004 al 2010: aprono una finestra, in particolare, sulle operazioni che hanno coinvolto l'esercito Usa. A ottobre, vengono pubblicati gli "Iraq war logs" sul conflitto iracheno dal 2004 al 2009. E, in seguito, a novembre arrivano i cabli della diplomazia degli Stati Uniti: alcuni contribuiranno ad alimentare le proteste della primavera araba.
I riflettori sono spostati adesso sul fondatore, Julian Assange: ha appena ottenuto asilo politico in Ecuador. In questi anni, molti hanno affrontato conseguenze in seguito alle soffiate. Un ex analista dell'esercito di 24 anni, Bradley Manning, è nella prigione militare di Guantanamo con l'accusa di aver sottratto materiali riservati, poi messi in circolazione da WikiLeaks. Secondo il suo avvocato, David Coombs, durante una giornata può restare alla luce del sole per venti minuti e deve completare la doccia in cinque minuti.

Attraverso i documenti, inoltre, sono diventati visibili nomi e cognomi delle fonti sul campo, anche in zone di guerra: lo scorso febbraio il precedente direttore del New York Times, Bill Keller, scrive che alcuni informatori «hanno dovuto abbandonare le loro nazioni con l'aiuto americano», «pochi altri sono stati imprigionati in carcere». Nessuno, secondo quanto finora noto, è stato ucciso, osservava Keller. La sottrazione di materiali riservati causa un giro di vite al Pentagono per prevenire fughe di notizie: un report della rivista Government Executive segnala che sono in corso progetti attraverso piattaforme informatiche come "Cinder" (Cyber insider threat program) e "Adams" (Anomaly detection at multiple scales). Analizzano i comportamenti dei dipendenti in modo da scoprire falle nella sicurezza. Nel mirino sono eventuali minacce interne ("insider threats"), dopo le soffiate attribuite a Manning.

In alcuni casi WikiLeaks ha gestito i dati ricevuti con standard di protezione insufficienti. Una parte del suo archivio di materiali non ancora pubblicati era conservato sulla rete di file sharing BitTorrent, protetto dalla crittografia e, quindi, inaccessibile: per leggere i testi era necessaria una password che, però, ha iniziato a circolare oltre il perimetro di WikiLeaks. Con il risultato che le pagine sono diventate leggibili per chiunque sia riuscito a ottenere la parola chiave.

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