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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2012 alle ore 06:37.

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LONDRA
La rete si stringe: l'indagine sulle manipolazioni del Libor, che ha giá travolto i vertici di Barclays, si allarga e coinvolge altre sei delle maggiori banche al mondo. Con un'azione congiunta le autorità giudiziarie di New York e del Conneticut hanno inviato un mandato a comparire a Deutsche Bank, Royal Bank of Scotland, Hsbc, JPMorgan Chase, Citigroup e Ubs oltre a Barclays. Ai sette istituti è stato chiesto di fornire tutte le comunicazioni interne, messaggi email e documenti relativi alle operazioni sul tasso interbancario che secondo gli investigatori è stato manipolato per anni. L'obiettivo di procuratore general di New York Eric Schneiderman e del suo omologo del Conneticut George Jepsen è dimostrare che c'è stata collusione tra le banche, che secondo l'accusa si sarebbero messe d'accordo per tenere artificialmente basso il livello del Libor a proprio vantaggio ma a scapito di emittenti e investitori. L'ordine dei due procuratori Usa potrebbe portare ad azioni giudiziarie facendo lievitare importanza e conseguenze dello scandalo Libor.
Le indagini sulle manipolazioni del Libor sono in corso da diversi mesi non solo negli Stati Uniti ma anche in Gran Bretagna, Canada , Europa e Giappone. Il procuratore generale di New York ha però una freccia in piú al proprio arco che sta ora dimostrando di voler utilizzare. Una legge del 1921, il Martin Act, consente infatti alle autoritá di indagare chiunque abbia fatto affari a New York, senza dover prima dimostrare che l'accusato abbia volontariamente o consapevolmente commesso un reato.
Gli analisti prevedono ora che questa nuova fase dell'indagine porti a multe di centinaia di milioni di dollari e le possibili dimissioni di alti dirigenti delle banche coinvolte. Barclays, l'unica banca finora ad avere ammesso le proprie responsabilità, ha giá pagato una multa di 452 milioni di dollari, che non è però bastata a impedire il nuovo mandato a comparire. Lo scandalo ha anche portato alle dimissioni del presidente Marcus Agius, del Ceo Bob Diamond e del chief operating officer Jerry del Missier. La settimana scorsa Barclays ha annunciato la nomina a presidente di Sir David Walker a partire dal primo novembre, mentre continua la ricerca di un nuovo Ceo.
Era noto da tempo che l'indagine andava ben oltre Barclays coinvolgendo molti altri istituti, ma alcuni analisti ieri si sono detti sorpresi per la decisione delle autorità Usa di inviare mandati a comparire a un numero cosí elevato di banche contemporaneamente. Le lettere sono state inviate tra maggio e luglio alle banche coinvolte. Il rischio è di nuova ondata di incertezza e instabilità nel settore con relativi possibili crolli dei titoli in Borsa, soprattutto se dovessero esserci dimissioni di alto profilo a catena. «Il Libor, - ha dichiarato un analista ieri - è la folata di vento che rischia di far crollare il castello di carte creato dal sistema bancario».
Tra le banche coinvolte, Ubs ha già dichiarato di essere sotto inchiesta, mentre Rbs il mese scorso ha ammesso di avere giá licenziato alcuni trader dopo un'indagine interna e di aspettarsi ora una multa consistente. «Siamo pronti ad accettare qualsiasi punizione ci venga inflitta», ha dichiarato l'amministratore delegato Ceo Stephen Hester. In seguito allo scandalo Libor il Serious Fraud Office britannico ha avviato un'inchiesta approfondita che potrebbe risultare in pene detentive per i trader responsabili, mentre il Governo ha ordinato una revisione dell'intero sistema. La stessa Banca d'Inghilterra ha dichiarato che il meccanismo utilizzato finora per stabilire il tasso Libor non ha funzionato e va radicalmente modificato. Martin Wheatley della Financial Services Authority, che ha il compito di condurre la revisione del tasso interbancario, renderá note le sue proposte di riforma a fine settembre. L'obiettivo è creare in tempi brevi un "sistema cristallino" a prova di manipolazioni e a tutela delle stesse banche inglesi. Per per Standard and Poor's infatti lo scandalo Libor potrebbe pesare sui risultati del 2012 e del 2013 delle banche britanniche, già impegnate in una faticosa ripresa.
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