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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2012 alle ore 08:14.

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ROMA
Anche nel Pd si attende di vedere come andrà a finire il confronto sulla riforma della legge elettorale. Il punto decisivo resta l'attribuzione e la quantificazione del premio di maggioranza. Il Pd vorrebbe assegnarlo alla coalizione, il Pdl al partito. Non tanto perché Berlusconi pensi di vincere, quanto perché il premio al partito renderebbe più impervia la strada della ricerca della maggioranza, che invece verrebbe garantita alla coalizione come avviene attualmente. Anche l'Udc è sulla stessa posizione del Pdl. Casini non è affatto intenzionato a mescolarsi in ammucchiate sinistrorse. Disse «no» a Berlusconi , quando era a rischio la sopravvivenza dell'Udc, figuriamoci adesso.
Bersani non farà lo stesso errore del Cavaliere e quindi tratterà. E non solo sulla legge elettorale. «Non possiamo chiuderci nell'autosufficienza», aveva infatti sottolineato nei giorni scorsi il segretario del Pd, aprendo alla prospettiva di un'alleanza con i centristi. Un'alleanza che deve inevitabilmente tener conto delle diverse "sensibilità".
Casini ieri ha detto chiaro e tondo di essere «fermamente contrario» all'introduzione di una patrimoniale che invece Rosy Bindi è tornata a rilanciare. «C'è un solo modo per alleggerire l'Irpef delle famiglie e le tasse sul lavoro e delle imprese: la patrimoniale, o comunque una tassazione molto forte sui grandi accumuli di ricchezza», dice all'Unità il presidente del Pd, secondo cui «il Paese non regge più».
La replica del leader dell'Udc non si è fatta attendere. Con una patrimoniale – sostiene Casini – «si favorirebbe ulteriormente la fuga di capitali» e per di più ad essere gravati dall'imposta sarebbero coloro che sono stati «già tartassati dall'Imu». Un «no» reso ancor più perentorio dall'avvicinarsi della campagna elettorale.
Il Pd deve però fare i conti con l'insofferenza del suo elettorato e soprattutto delle decine di sindaci e amministratori locali sempre più in difficoltà dopo le strette sui trasferimenti.
«Dobbiamo recuperare risorse dall'evasione e chiamare a contribuire i grandi patrimoni», insiste Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, secondo cui solo in questo modo si potrebbe procedere a una riduzione del carico fiscale su lavoratori, imprese e famiglie. Un'ipotesi attualmente «non percorribile» a causa della eterogeneità della maggioranza. L'ipotesi di una riproposizione della Grande coalizione viene infatti ritenuta impraticabile dai democratici, che puntano a un'alleanza con Sel e con i centristi. Casini però non sembra intenzionato a facilitare il compito a Bersani. Non ancora almeno. Tant'è che sulla riforma della legge elettorale l'Udc mantiene il punto. Anche Nichi Vendola resta guardingo. Il divorzio ormai conclamato tra Pd e Idv mette Sel in difficoltà: Vendola non vuole regalare il voto di protesta contro il governo Monti a Di Pietro e Grillo.
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LE DISTANZE TRA PD E UDC

Ipotesi patrimoniale
Nella Carta d'Intenti del Pd si legge: «Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull'impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari». Ipotesi patrimoniale rilanciata ieri da Rosy Bindi
Ma il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini è «fermamente contrario» all'introduzione di una patrimoniale, perché, ha spiegato «si favorirebbe ulteriormente la fuga di capitali» e per di più ad essere gravati dall'imposta sarebbero coloro che sono stati «già tartassati dall'Imu»

Legge elettorale
Il punto di frizione Pd-Udc resta l'attribuzione del premio di maggioranza nella nuova legge elettorale
Il Pd, che ha in tasca una alleanza "progressista" con Nichi Vendola, vorrebbe attribuire il premio alla coalizione. Il Pdl, indietro sul fronte alleanze, vorrebbe garantire il premio solo al primo partito, per rendere più impervia la strada della ricerca della maggioranza
Anche l'Udc è sulla stessa posizione del Pdl. Casini non è affatto intenzionato a entrare in una coalizione di centrosinistra prima del voto

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