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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2012 alle ore 14:10.
E' sempre più giallo sul destino del vicepresidente siriano. L'opposizione siriana ha ribadito l'attendibilità delle notizie sulla defezione del vice presidente siriano Faruq al Sharaa, che però non avrebbe lasciato il paese per la Giordania ma sarebbe trattenuto agli arresti domiciliari dal regime di Bashar al Assad.
Lo riporta il sito internet di al Arabiya. Un responsabile del Consiglio nazionale siriano ha affermato alla tv satellitare araba che la notizia della tv siriana secondo cui «al Sharaa non ha mai pensato di lasciare il Paese» non è corretta. Il capo dell'ufficio legale del Consiglio, Marwan Hji al Rifai, ha dichiarato sempre ad al Arabiya che il vice presidente si trova agli arresti domiciliari e che come altre «nobili» persone aveva cercato di disertare per proteggere la sua famiglia. Ieri il portavoce dell'Alto consiglio rivoluzionario dell'Esercito siriano libero, Luay al Miqdad, aveva sostenuto che al Sharaa aveva fatto defezione ed aveva raggiunto la Giordania.
Miqdad, sempre ad al Arabiya, aveva rivelato che altri due ufficiali di alto rango avevano disertato, senza però fornirne le generalità. Fonti dell'opposizione siriana hanno riferito che il vice presidente era scomparso da due giorni e non intendeva annunciare esplicitamente la sua defezione fino a che non avesse fisicamente raggiunto la Giordania. Secondo Miqdad, il regime di Assad lavora a uno scenario per far ricadere sui ribelli la responsabilità dell'uccisione del vice presidente.
Secondo altre fonti il vice presidente al Sharaa avrebbe salutato la nomina del nuovo mediatore internazionale per la Siria, Lakhdar Brahimi, e questo, come riportato dalla televisione di stato, appena alcuni istanti dopo che il suo ufficio ha smentito la notizia che avesse disertato.
Al Sharaa è a favore di «una posizione unificata del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite perchè (Brahimi) possa svolgere la sua difficile missione senza ostacoli", ha fatto sapere un comunicato del vice presidente citato dalla tv di stato siriana.
Intanto è di almeno altri 129 morti accertati il bilancio delle violenze nelle ultime 24 ore in Siria, dove nel frattempo le forze lealiste hanno continuato a bombardare Aleppo e diverse altre città, in particolare Homs nel centro del Paese ed Herak al sud: lo ha denunciato l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione dell'opposizione in esilio con sede in Gran Bretagna, secondo cui decine di ulteriori cadaveri senza nome, gettati in fossi o canali, sono stati rinvenuti in diverse zone intorno a Damasco. L'altroieri a Qatana, villaggio situato alla periferia della capitale, ne erano stati già recuperati 65 da una discarica.
Ed è anche iniziata la smobilitazione degli Osservatori della missione Onu a Damasco: lo afferma la portavoce dell'Unsmis, Juliette Tuma. «Le partenze sono iniziate oggi - ha detto - ma la gran parte degli Osservatori lascerà il Paese domani, dopo la mezzanotte, alla scadenza del mandato della missione».
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