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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2012 alle ore 06:37.

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Per parafrasare uno slogan pubblicitario di qualche anno fa: «Quest'anno ci siamo giocati Monza e la Brianza». Già, perché il totale delle superfici distrutte da incendi dolosi o colposi fino a Ferragosto è di 33.620 ettari. Uno spazio enorme, il 104% in più rispetto allo stesso periodo del 2011. Gli ettari bruciati coprono un territorio grande, appunto, come l'intera provincia di Monza e della Brianza. E non è certo colpa solo del caldo: «La siccità, che fa seguito a una primavera piovosa in cui la vegetazione è cresciuta rigogliosa gioca sì un ruolo – spiega Fabrizio Bardanzellu, dirigente Servizi operativi del Corpo forestale dello Stato – ma dietro a ogni fuoco c'è la mano dell'uomo».
Dall'inizio dell'anno e fino al 10 agosto gli agenti del Corpo forestale hanno denunciato a piede libero 288 persone (erano 446 in tutto il 2011, già raddoppiati rispetto al «tranquillo» 2010) e arrestato sette piromani, colti in flagranza.
Un risultato ottenuto anche grazie all'impiego di tecniche innovative di investigazione. Da due anni a questa parte, infatti, il Corpo utilizza un proprio software speciale per stanare i piromani, in grado di individuare i casi di recidiva. Si chiama Wicap (acronimo di Wildfire criminal analysis program) ed è stato realizzato grazie a un finanziamento europeo di circa 400mila euro ottenuto nel 2006. Ricalca da vicino le orme del profiling americano, ovvero la ricerca dell'autore dei reati in base al profilo psicologico, alla serialità e allo stile di comportamento che emerge dalle indagini.
Di fatto Wicap è una grande banca dati che contiene i profili di circa 300 persone tra quelle condannate in primo grado per incendio doloso o colposo, a partire dal 2000, anno in cui la legge anti-incendi ha creato il Nucleo investigativo specializzato (Niab) all'interno del Corpo forestale dello Stato. Età, occupazione, abuso di droghe o alcool, e persino il tipo di innesco preferito di ogni condannato sono immagazzinati in Wicap e costantamente aggiornati. Con la sua grande mole di dati, Wicap quindi fornisce di fatto l'identikit dell'«incendiario-tipo».
«Sappiamo che il 40% dei piromani raggiunge il luogo dell'incendio a piedi perché vive nelle vicinanze – spiega Marco Di Fonzo, responsabile del Niab – e che le professioni più a rischio sono agricoltori (18%), ma spesso i piromani sono disoccupati (20%) o pensionati (un altro 18%)». Respinto con forza il luogo comune che vede qualche "mela marcia" anche all'interno del Corpo: «Assunzioni e contratti stagionali non dipendono dal numero di incendi, mentre per ogni spegnimento i nostri addetti rischiano la vita».
Quando arrivano sul luogo dell'incendio, gli investigatori del Niab raccolgono una serie di indizi e li confrontano con i profili inseriti nella banca dati, in modo da indirizzare più facilmente le indagini. Secondo la relazione 2012 del Corpo forestale sul totale delle «comunicazioni di notizie di reato emesse nel 2012 il 10% è relativo a eventi dolosi, mentre il 90% si riferisce a eventi colposi».
«Il fenomeno del fuoco per favorire la grande speculazione edilizia è in diminuzione – commenta Bardanzellu – prevalgono motivi più banali, come la lite tra vicini oppure la vecchia ma mai tramontata idea di ripulire con il fuoco il terreno agricolo o la voglia dei cacciatori di stanare le prede».
A frenare le speculazioni può aver contribuito anche la legge anti-incendi che ha vietato per 15 anni il cambio di destinazione d'uso nei boschi bruciati, con vincolo di inedificabilità per dieci anni. Ma a 12 anni da quella legge non esiste ancora una mappa aggiornata dei Comuni che l'hanno realmente attuata, istituendo e aggiornando il catasto degli incendi, cioè la mappa del proprio territorio.
A chi lo ha richiesto – praticamente tutte le Regioni ordinarie tranne il Veneto – il Corpo forestale fornisce un software che contiene il perimetro aggiornato di tutti gli incendi dal 2000 a oggi. «Ma non possiamo sapere – precisa Bardanzellu – se viene effettivamente utilizzato per aggiornare le cartografie». Nessuno sa, quindi, se il Comune arriva al passo successivo, cioè se sovrappone i dati dell'incendio a quelli cartografici e soprattutto se traduce queste informazioni all'interno del piano regolatore, bloccando così tutte le nuove edificazioni nei boschi bruciati. Del resto la legge 353 ha "dimenticato" di sanzionare gli enti locali inadempienti sul catasto incendi.
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