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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2012 alle ore 06:40.

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«In un anno come il 2011, caratterizzato a livello nazionale da un aumento dei reati, Roma non è il Far West, come qualcuno ha detto e scritto. Basti vedere che nel rapporto tra reati e numero di cittadini Roma è al quinto posto mentre Milano è al primo, che i reati aumentano meno che altrove in Italia e che i dati 2011 sono comunque inferiori di circa il 18% a quelli del 2007». Gianni Alemanno, sindaco di Roma dal 2008, dà una lettura positiva dei dati 2011 del Viminale (a livello provinciale) sulla sicurezza, elaborati ieri dal Sole-24 Ore. Dati dai quali emerge un incremento del 5,4% dei reati denunciati in Italia (+8% a Roma), dopo tre anni di flessione. E in particolare un'impennata di quelli «predatori» legati alla microcriminalità (furti in casa, rapine, scippi e borseggi).
«Roma si mantiene su standard di sicurezza invidiabili per una grande città - prosegue Alemanno -. Ciò non toglie che va tenuta alta la guardia, anche alla luce della crisi economica che crea una situazione di maggiore tensione sociale». Ecco perché «la sicurezza va messa ai primi posti nell'agenda politica del Governo». Tanto più che «la situazione è già cominciata a peggiorare con i tagli del Governo Berlusconi». E qualcosa di più dovrebbe fare anche l'Esecutivo Monti che, conclude Alemanno, «ha concentrato tutta l'attenzione sul risanamento economico, ma è necessario che il comparto sicurezza non risenta dell'effetto dei risparmi di spesa, anche perché con la riduzione dei trasferimenti agli enti locali e i tagli a livello centrale si rischia una mancanza di controllo del territorio».
I vertici del Comune di Milano sottolineano invece che il grande numero dei reati registrati (295mila nel 2011 nell'area di Milano) dipende anche da un alto numero delle denunce, che dimostrerebbe anche una maggiore fiducia nelle forze dell'ordine. Inoltre il fatto che la provincia milanese sia in cima alla lista è dovuto in gran parte all'hinterland della metropoli, in cui pesa di più l'immigrazione. A Palazzo Marino vengono poi esibite le cifre 2012 sulla prevenzione: «Da gennaio a giugno - si legge tra l'altro in una nota del Comune - si riscontra, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un aumento del 30% degli arresti per furti e rapine». Da quest'anno la giunta Pisapia ha inoltre introdotto la figura del vigile di quartiere, con 368 agenti in 84 quartieri, a pieno regime da aprile.
Tra le grandi realtà ai primi posti per incidenza dei reati in rapporto alla popolazione, c'è la provincia di Torino (quarta nella graduatoria nazionale). Ma l'assessore comunale alle politiche per la sicurezza, Giuliana Tedesco, sottolinea come nel capoluogo piemontese i reati totali nel 2011 «siano in lieve calo rispetto al 2010, anche se aumentano i furti». E mette l'accento «sull'alta percentuale di denunce». Genova è sesta nel rapporto tra reati e popolazione, ma chiude il 2011 su livelli stabili. «È una tenuta che non ci farà abbassare la guardia - commenta Elena Fiorini, assessore alla legalità e ai diritti del capoluogo ligure -. Soprattutto in una fase di crisi come l'attuale servono politiche per i giovani e per le fasce deboli per prevenire i reati».
Tra i piccoli centri spicca Rimini, al secondo posto per incidenza dei reati sui residenti. Il sindaco della città romagnola Andrea Gnassi ribadisce però la necessità di una «correzione turistica» (già evidenziata dal Sole-24 Ore) del peso dei reati: «A Rimini non c'è un'emergenza criminalità. A fronte di 140mila residenti (330mila a livello provinciale) contiamo più di 16 milioni di presenze durante l'anno, che andrebbero in qualche modo conteggiate». Lucca è prima per furti in casa. Il sindaco Alessandro Tambellini ammette il problema: «La nostra è una zona ricca, senza infiltrazioni della grande criminalità, ma è storicamente segnata dalla piaga dei furti in casa, un fenomeno che la crisi tende ad accentuare».
Bipartisan le preoccupazioni politiche. Così come l'opinione che non servano misure emergenziali per contrastare la microcriminalità. Differenti le ricette. Per Marco Minniti (Pd), ex viceministro degli Interni nel Governo Prodi, i dati del Viminale «dovrebbero spingere l'Esecutivo Monti «a puntare sul controllo del territorio» da realizzare con «un maggiore coordinamento e una più accentuata complementarietà dell'azione delle forze dell'ordine». Alfredo Mantovano (Pdl), ex sottosegretario all'Interno del Governo Berlusconi, chiede invece «detrazioni fiscali sugli acquisti di porte blindate e sistemi di allarme». E «una revisione del decreto svuota-carceri di inizio 2012, i cui effetti si stanno traducendo in un ulteriore aumento dei reati».
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L'INCHIESTA

Il trend si inverte
Dopo tre anni s'inverte il trend di riduzione dei reati denunciati dalle forze di polizia all'autorità giudiziaria. Nel 2011 le denunce hanno infatti raggiunto quota 2.763.012, il 5,4% in più rispetto al 2010: questo il risultato dell'elaborazione dei numeri del ministero dell'Interno pubblicato sul Sole-24 Ore di ieri. A far decollare il numero di reati denunciati il boom di furti in casa (+21,1%) e i borseggi (+16%). In media, in Italia vengono presentate 4.557 denunce ogni 100mila abitanti: il record è nella provincia di Milano con 7.360 reati ogni 100mila abitanti.

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