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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2012 alle ore 13:21.

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Il presidente finlandese Sauli Niinisto (Afp)Il presidente finlandese Sauli Niinisto (Afp)

Abbandonare l'euro «non è affatto una soluzione» per risolvere la crisi economica dell'Unione monetaria. Lo ha detto il presidente finlandese Sauli Niinisto, parlando agli ambasciatori accreditati a Helsinki. «Non c'è una soluzione rapida e facile alla crisi europea o perlomeno io non sono in grado di offrire qualcosa del genere», ha esordito Niinisto. «La Ue deve sforzarsi per fare tutto quello che è in suo potere per risolvere i problemi. Lasciare l'euro non è affatto una soluzione», ha poi sottolineato il presidente finlandese.

Le dichiarazioni del presidente finlandese giungono a quattro giorni di distanza dalle controverse affermazioni del ministro degli Esteri, Erkki Tuomioja secondo cui «bisogna prepararsi apertamente alla possibilità della rottura della zona euro». Affermazioni peraltro criticate anche in Finlandia, corrette il giorno stesso dal ministro degli Affari europei Alexander Stubb e che ora sembrano nel mirino anche del presidente. «Noi finora ci siamo gestiti relativamente bene e non è fuori luogo chiedere che anche gli altri facciano altrettanto», ha aggiunto Niinisto. Ma «la Finlandia deve essere prudente e il Governo lo ha sottolineato. Non possiamo permetterci una politica arrogante e piena di sufficienza allo stesso modo in cui non possiamo permetterci di essere calpestati», ha concluso il presidente.

La Finlandia, che è l'ultimo Paese della zona euro a conservare il rating "tripla A" con prospettive stabili presso tutte e tre le grandi agenzie di rating, è considerato uno dei "falchi" della zona euro e insiste regolarmente sulla necessità di ampie riforme nei Paesi del Sud dell'Europa.

Domani ad Atene l'incontro tra Juncker e Samaras
Intanto, il presidente dell'Eurogruppo e premier lussemburghese Jean-Claude Juncker conferma, con un comunicato diffuso a Lussemburgo, che domani sarà «in visita di lavoro» ad Atene per colloqui con il primo ministro greco Antonis Samaras e con il ministro delle finanze Ioannis Stournaras. Al centro delle discussioni, «la crisi del debito pubblico nella zona euro, la situazione delle finanze pubbliche greche e il piano di risanamento previsto dal governo greco».
Juncker e Samaras incontreranno la stampa alle 19.00, ora locale, al Palazzo Maximou.

E stamattina la stampa ateniese riferisce che il governo greco ha approntato un nuovo pacchetto di tagli alla spesa pubblica pari a 13,5 miliardi di euro e non più per 11,5 miliardi come richiesto in un primo tempo dalla troika per concedere ad Atene ulteriori aiuti economici.

Spiragli a Berlino sulla Grecia
E sulle sorti della Grecia, il vicecapogruppo dell'Unione Michael Meister apre oggi uno spiraglio a Berlino, nella settimana in cui il premier Antonis Samaras è atteso dalla cancelliera. Bisogna ammettere che Atene ha fatto molto, afferma Meister, e qualche «aggiustamento» forse è ancora possibile.

«Se per concessioni si intendono più soldi, la risposta è chiaramente no - spiega Meister alla Welt -. Ma nella cornice delle misure finanziarie degli aggiustamenti sono pensabili. Quali misure con quale priorità devono entrare in vigore? Di questo si può parlare». Tutte le riforme concordate però dovranno essere messe a punto. Per l'esperto di finanza del partito della Merkel, «non saranno consentiti trucchi», ma «l'obiettivo resta quello di mantenere Atene nell'eurozona. Le esternazioni che nei giorni scorsi hanno fatto pensare il contrario non sono state di aiuto».

Un elemento di novità c'è anche nelle parole del liberale Christian Lindner, capogruppo dell'Fdp nel Nordreno-Westfalia - uno degli esponenti di punta del partito, in dissidio col vice-cancelliere Philipp Roesler - per il quale ad esempio una piccola proroga sui tempi, affinché Atene possa adempiere ai suoi impegno sarebbe, in caso di necessità, possibile. «Non si può lasciare certo fallire la Grecia per questione di giorni, è troppo quello che c'è in gioco», ha detto alla Dpa. «Noi abbiamo grande interesse a che l'unione monetaria sia mantenuta, anche con il partner Grecia».

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