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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2012 alle ore 06:38.

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RIMINI
Famiglia Cristiana striglia il popolo di Comunione e Liberazione che però non risponde. Ci pensano i politici vicini al movimento, Roberto Formigoni in testa. Ieri al meeting di Rimini si è consumato lo scontro a distanza tra il settimanale dei Paolini e il movimento di don Giussani. Con un editoriale, Famiglia Cristiana va giù duro: «C'è il sospetto che a Rimini si applauda non per ciò che viene detto, ma perché chi rappresenta il potere è lì, a rendere omaggio al popolo di Cl».
Il riferimento è all'accoglienza riservata a Mario Monti: «Tutti gli ospiti del meeting sono sempre stati accolti così – rincara l'editoriale – da Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a Berlusconi. Qualunque cosa dicessero. Poco importava se il Paese, intanto, si avviava sull'orlo del baratro. Su cui ancora continuiamo a danzare». Il silenzio lasciato dagli organizzatori, dai quali non è uscita alcuna reazione ufficiale, è stato riempito dai politici legati a Cl. Maurizio Lupi, ad esempio. Il vicepresidente della Camera taglia corto: «C'è anche chi viene con qualche pregiudizio e poi si ricrede. Mi auguro possa farlo anche Famiglia Cristiana».
Chi non si lascia sfuggire l'occasione è Roberto Formigoni. «Al Meeting applaudono? Quelle che vengono qui sono persone educate. Se la gente del meeting deve esprimere un dissenso lo fa non applaudendo o andando via: perché l'educazione che abbiamo imparato in Cl è quella dell'ascolto e del rispetto dell'altro». Nessuna freddezza dei giovani ciellini per i guai giudiziari del governatore: «Formigoni non è affatto in forse: è vivo e vegeto» dice. E una volta che prende la platea, difficile che il governatore la molli. È così che lancia anche una proposta: far dimettere i ministri che pensano di candidarsi alle prossime elezioni.
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