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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2012 alle ore 06:39.

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RIMINI. Dal nostro inviato
È stata una confessione lunga quasi mezz'ora. Un atto di contrizione a metà («chiedo scusa per i limiti del mio carattere e le mie intemperanze. Non ho fatto nulla contro la legge ma ai Caraibi non ci andrei più, anche se ho pagato di tasca mia: ci sono cose che un politico non può fare»), inframezzato dagli applausi del popolo di Cl, 3mila persone che tracimavano fuori dalla sala della fiera di Rimini.
Formigoni parla della sofferenza umana nella quale si è macerato. Dice: «Ho sentito fisicamente un flusso incessante di preghiere rivolte alla mia persona». E poi racconta dell'incontro con Benedetto XVI a Milano: «Prima che aprissi bocca mi ha sussurrato: prego tutti i giorni per lei».
Il governatore lombardo sostiene di vivere questa esposizione mediatica e giudiziaria come un «atto di purificazione». «È evidente – aggiunge – che il Signore vuol dirmi qualcosa». Poi ringhia: «Dicono che sia appeso a un filo. Ma sarà solo il Padreterno a decidere quando si spezzerà, non saranno certo coloro che mi attaccano». Tocca a Oscar Giannino, accolto da un applauso più fragoroso di quello rivolto a Formigoni. Cita i dati infelici del centro-destra al Governo, ma elogia il modello lombardo. Sulla Lombardia locomotiva d'Italia sono d'accordo il giornalista Lodovico Festa e il direttore di Italia Oggi Pierluigi Magnaschi.
Quando Formigoni riprende la parola, si scaglia contro quella che secondo lui sarebbe una sorta di banda dei quattro. Scandisce: «Il Fatto Quotidiano, Grillo e Di Pietro, al quale aggiungerei Repubblica, sono il braccio armato di una fazione che mira al dissolvimento dello Stato».
Si va verso la conclusione. Festa piange e cita Antonio Simone, l'ex assessore della Regione Lombardia e redattore del settimanale ciellino Tempi in carcere da mesi per l'inchiesta sulla Fondazione Maugeri di Pavia. Tocca di nuovo a Giannino, che saggiamente consiglia a Formigoni «di aprirsi invece di difendersi». Il governatore aveva accennato poco prima alla critica affettuosa che gli aveva rivolto Don Carròn, il capo di Cl: «Se ti attaccano, qualche pretesto devi averlo dato». Ma il risentimento non induce al pudore del silenzio. Formigoni è all'assalto con la baionetta. Difende la sanità lombarda, «efficiente e in pareggio di bilancio». Arringa i ciellini: «Spiegatemi perché un governatore con una sanità in ordine è corrotto, mentre i miei omologhi che hanno accumulato perdite di miliardi sarebbero onesti». Non c'è niente da fare, il governatore è furioso per l'ingiustizia patita. Una ferita narcisistica troppo profonda perché l'affetto e gli applausi del popolo di Cl possano lenirla.
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