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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2012 alle ore 14:36.

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È una procedura a tre fasi, per l'esame e l'approvazione dei progetti del Piano Città, quella delineata dal decreto ministeriale (Dm) firmato dal vice-Ministro alle Infrastrutture Mario Ciaccia il 3 agosto (in attuazione dell'articolo 12 del Dl Sviluppo 83/2012, convertito nella legge 7 agosto 2012, n. 134), Dm registrato dalla Corte dei Conti il 9 agosto e pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» n. 196 del 23 agosto.

La prima fase
I progetti vanno inviati da parte dei Comuni all'Anci, l'Associazione dei Comuni, entro il 5 ottobre (10 giorni oltre il 25 settembre delle bozze, causa slittamento della pubblicazione del Dl convertito), a cui spetta «raccoglierle e classificarle».
Le proposte devono:
a) riguardare circoscritte aree urbane e prevedere un insieme coordinato di interventi di riqualificazione;
b) dare priorità a uno o più dei criteri individuati dall'articolo 12, comma 3, del decreto legge 22 giugno 2012, n. 83.
E cioè i seguenti criteri:
a) immediata cantierabilita' degli interventi;
b) capacità di coinvolgere, oltre al Comune promotore, altri soggetti e finanziamenti pubblici e privati;
c) riduzione di fenomeni di tensione abitativa, di marginalizzazione e degrado sociale;
d) miglioramento della dotazione infrastrutturale (anche sistemi di trasporto urbano);
e) miglioramento della qualita' urbana, del tessuto sociale e ambientale e contenimento del consumo di suolo non edificato.
Le proposte dei Comuni devono contenere, oltre a relazioni tecniche ed elaborati grafici, una delibera di Giunta che approvi la bozza di «Contratto di valorizzazione urbana» e impegni il Comune ad approvare tutti gli atti o le varianti urbanistiche necessarie ad attuare il programma: e una dichiarazione dei privati coinvolti di avere la disponibilità delle aree e di impegno a investire e attuare gli interventi previsti.
All'Anci spetta il ruolo di «raccogliere e classificare» le proposte inviate. All'associazione dei Comuni spiegano che sarà un ruolo poco più che notarile, senza fare alcuna valutazione di merito né pre-selezione anche solo in base alla completezza della documentazione richiesta.

La seconda fase
Poi l'Anci girerà i materiali ("classificati") alla Direzione generale Politiche abitative del ministero delle Infrastrutture (guidata dal 1° agosto da Costanza Pera, dopo il pensionamento obbligato di Giancarlo Storto), a cui spetta in base al Dm curare l'"istruttoria tecnica", da girare alla Cabina di regia. Questa fase sarà quella tecnicamente decisiva: sarà la stessa Direzione del Mit a proporre alla Cabina di regia, per ogni progetto urbano, la graduazione di priorità indicata dal Dm (in base alla rispondenza agli obiettivi del Piano città), e cioè «alta, media, bassa».

La terza fase
Infine la Cabina di regia (Ministeri, Regioni, Anci, Demanio, Cassa Depositi) dovrà «selezionare le proposte», individuare e assegnare le risorse. In sostanza, in questa terza fase, i progetti pre-valutati dai tecnici del Ministero saranno sottoposti a questa inedita "assemblea" di rappresentanti di Ministeri, Regioni, Anci, agenzia del Demanio, Cassa Depositi e prestiti, per cercare sinergie tra vari programmi statali e locali, e comunque per assegnare ai progetti i 224 milioni stanziati dall'articolo 12 del Dl Sviluppo per il Piano Città. Le modalità di azione della cabina di regia sono comunque ancora largamente una incognita. Uno degli obiettivi del Ministero delle Infrastrutture e far convogliare nei piani gli 1,6 miliardi del Fondo social housing di Cassa Depositi e prestiti fermi da due anni, le cui modalità di impiego sono state rese più flessibili da un Dpcm Monti di fine luglio, e i 100 miliardi per il piano di edilizia scolastica approvati dal Cipe e inizio anno e ancora non programmati.

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