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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2012 alle ore 08:12.

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NEW YORK
Jeffrey Johnson, 58 anni, era stato licenziato un anno fa da una ditta di accessori da donna, Hazam Imports, a due passi dall'Empire State Building. Ieri si è presentato armato di pistola calibro 45 davanti al simbolo più noto della città e per New York è scoccata l'ora d'una nuova tragedia: poco dopo le nove di mattina, nella calca di impiegati e turisti, ha affrontato e ucciso a sangue freddo un ex collega. La sparatoria seguita con le forze dell'ordine ha lasciato sul selciato nove feriti e un altro morto, lo sparatore. E una città sotto shock e un Paese che si interroga, finora senza saper offrire nuove risposte, su diffusione delle armi ed epidemie di violenza.
Alcuni tra i feriti, tutti fuori pericolo, sarebbero stati colpiti accidentalmente da agenti di polizia. Johnson, un designer, aveva otto proiettili nel caricatore e tre li ha usati contro la vittima prescelta, il 41enne vicedirettore di Hazan Steve Ercolino. Ma il trauma è stato profondo: il sindaco Michael Bloomberg e il capo della polizia Raymond Kelly, parlando dalla città che è stata teatro degli attentati alle Torri Gemelle, si sono affrettati a escludere sospetti di terrorismo alla vigilia degli appuntamenti con le Convention repubblicana e democratica in Florida e North Carolina. Ma Bloomberg si è scagliato contro le «troppe armi in giro».
Il gesto di follia omicida ha riportato alla ribalta della politica americana il tema del controllo di pistole e fucili. Un tema già imposto all'attenzione da due massacri: nei sobborghi di Denver, in Colorado, a luglio uno studente mancato aveva fatto strage, 12 morti e 58 feriti, in una sala cinematografica che trasmetteva l'ultimo film di Batman grazie a un arsenale che comprendeva fucile d'assalto e munizioni comprate via Internet. Poche settimane dopo un neonazista aveva ucciso sei fedeli Sikh in Wisconsin. Altri drammi sono ancora freschi nella memoria: nel 2007 una sparatoria all'università Virginia Tech e nel 2011 il ferimento della deputata democratica dell'Arizona Gabrielle Gifford.
Nuove campagne legislative nazionali sul settore rimangono però estremamente improbabili, con i candidati di entrambi i partiti che evitano persino promesse elettorali di intervenire sul delicato equilibrio, in America, tra sicurezza pubblica e diritti individuali. Nonostante gli appelli di Bloomberg - New York ha alcune delle leggi più severe del Paese – e di coalizioni di primi cittadini contro l'eccessiva diffusione di armi illegali. Il portabandiera repubblicano Mitt Romney, tradizionalmente vicino alle lobby delle armi, ieri si è limitato a esprimere solidarietà alle vittime. Ma lo stesso presidente democratico Barack Obama, nel suo primo mandato, non ha avanzato proposte di riforma.
Gli umori del Paese e l'influenza dei lobbisti complicano ogni iniziativa. Gli americani sono diventati sempre più restii a restrizioni, sostenute dal 78% nel 1990 ma solo dal 44% vent'anni dopo. Il "bacino" dei possessori di armi, il 32% delle famiglie, supera di gran lunga quello delle vittime di reati a mano armata. E la National Rifle Association, con la sua difesa integralista del Secondo emendamento della Costituzione sul diritto individuale alle armi, resta forse una delle più potenti e riccche organizzazioni americane, anzitutto in Stati chiave per l'esito delle urne quali Ohio e Virginia. Le difficoltà dell'economia hanno reso semmai più arduo intervenire su produzione e compravendita di armi. Anche a New York la disoccupazione è salita, al 10 per cento. E la rotta della deregulation è avviata da tempo: dal 1994 il Congreso non vara leggi sulle armi.
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I PRECEDENTI

Un'estate di sangue
Il 20 luglio in un cinema di Aurora, in Colorado, il ventiquattrenne James Holmes fa irruzione durante la proiezione dell'ultimo film di Batman con armi automatiche e bombe lacrimogene artigianali: spara sul pubblico, freddamente, uccidendo dodici persone e ferendone altre cinquantotto
Il 5 agosto Wade Michael Page, fanatico neonazista e xenofobo, uccide sei persone e ne ferisce quattro in un tempio Sikh a Oak Creek, in Wisconsin
Ieri, 24 agosto, l'ennesimo episodio, nel centro di Manhattan, davanti al luogo più simbolico per il mondo intero: l'Empire State Building, sulla Quinta strada. Un uomo armato di una calibro 45 spara a un ex collega prima di essere a sua volta ucciso da agenti di polizia di pattuglia. L'aggressore resta ucciso e nella sparatoria nove persone vengono ferite

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