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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2012 alle ore 06:39.

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Civili sgozzati e militari italiani ancora sotto tiro, mentre infiltrati talebani e soldati impazziti minano le forze di Kabul. Ancora una convulsa giornata di violenza in Afghanistan, dove l'escalation di attacchi talebani non risparmia nessuno e colpisce soprattutto i civili, vittime di guerra che secondo la missione dell'Onu a Kabul (Unama) cadono per l'80% sotto il fuoco degli insorti.
L'ultima efferata strage sarebbe stata determinata da due comandanti talebani del distretto di Kajaki, nella provincia di Helmand, da sempre feudo talebano. Diciassette le persone sgozzate domenica sera durante una festa in un villaggio nei pressi di Musa Qala, fra le quali due donne forse contese dai comandanti talebani Mullah Sead Gul e Mullah Wali Mohammad. Le prime informazioni sul massacro sono state fornite dal portavoce del governo provinciale Daoud Ahmadi, che ha riferito di 17 persone decapitate «per ragioni ignote», ma successivamente lo stesso Ahmadi ha raccontato dello scontro tra le due milizie talebane conclusosi con la strage.
Il governatore distrettuale di Musa Qala, Nematullah Khan, ha invece raccontato che il raid voleva punire i partecipanti a una festa con musica e danze, proibiti dai talebani, aggiungendo che le due donne uccise probabilmente erano delle ballerine. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli episodi di ribellione della popolazione contro gli abusi e i diktat dei talebani, soprattutto nelle provincie orientali e meridionali dove più forte è la presenza degli insorti che applicano la loro legge su diverse aree rurali.
Da chiarire anche le cause dell'uccisione di dieci soldati afghani, avvenuta ieri sempre a Helmand ma nel distretto occidentale di Washir. Secondo fonti di Kabul i militari sarebbero stati uccisi da un attacco talebano mentre presidiavano un check-point, ma fonti giornalistiche afghane riferiscono di uno scontro tra commilitoni, forse dovuto a futili motivi oppure determinato dal fuoco di alcuni insorti infiltrati tra i ranghi del reparto militare.
Episodi sempre più frequenti che solo quest'anno hanno già provocato la morte di 60 soldati e poliziotti afghani e di 42 militari alleati nei cosiddetti casi di "green on blue" (33 da gennaio, 12 solo in agosto), l'ultimo dei quali ha visto ieri un soldato dell'Afghan National Army uccidere due soldati americani in un check-point nella provincia di Laghman dopo un'accesa discussione circa l'opportunità di perquisire una donna in un'auto. «Non permetteremo che i nostri sforzi siano minati da questi attacchi», ha detto il generale John Allen, comandante delle forze alleate in Afghanistan, secondo il quale solo il 25% dei "green on blue" sono dovuti a infiltrati talebani. «Non si devono sottovalutare l'animosità e i problemi relazionali che possono sorgere dall'attività congiunta di forze afghane e militari stranieri», ha detto Allen aggiungendo alle cause di questi incidenti anche lo stress da digiuno diurno imposto dal Ramadan.
Forse per ragioni di opportunità, il generale ha evitato di ricordare che sono moltissimi i militari e i poliziotti afghani dediti al consumo di droga. L'esplosione degli "insider attacks" rischia di mettere a repentaglio il processo di transizione dei compiti di sicurezza tra le truppe alleate e quelle di Kabul e nei giorni scorsi il portavoce della presidenza afghana, Aymal Faizi, ha puntato il dito contro «i servizi segreti stranieri che si infiltrano tra le forze di sicurezza e fanno il lavaggio del cervello agli afghani».
Non letale, ma solo per un caso fortuito, l'attacco talebano condotto ieri contro la base italiana Tobruk, a Bala Baluk, nella provincia di Farah. Un razzo da 107 millimetri ha colpito l'interno dell'avamposto ma non è esploso. Le pietre sollevate dall'ordigno hanno solo contuso tre militari del 19° reggimento Guide di Salerno. Pur utilizzando mortai e armi imprecise e spesso mal conservate come i razzi di concezione cinese da 107 millimetri, i talebani negli ultimi tempi hanno aggiustato la mira nei bombardamenti contro le basi del contingente italiano.
Il 24 marzo scorso un colpo di mortaio centrò la base avanzata "Ice" in Gulistan, uccidendo il sergente Michele Silvestri e ferendo gravemente altri cinque genieri. Il 25 giugno il carabiniere scelto Manuele Bray venne ucciso da un razzo da 107 che colpì la sua torretta di guardia nella base addestrativa di Adraskan, provincia di Herat, ferendo altri 2 militari dell'Arma.
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NEL MIRINO

All'offensiva
Il razzo da 107 millimetri lanciato ieri alle 10 locali (le 7.30 in Italia) sulla base avanzata italiana Tobruk, a Bala Baluk, nella provincia di Farah, ha evitato una strage per un caso fortuito, provocando solo leggere ferite a tre soldati, investiti da pietre e terriccio.
La base è nel settore di competenza della Task Force South, 19° Reggimento Cavalleggeri Guide di Salerno. Il secondo attacco in due giorni: sabato scorso, infatti, una pattuglia era stata fatta oggetto di colpi d'arma da fuoco mentre era intenta a disinnescare un ordigno scoperto lungo la strada. I militari avevano risposto e gli "insorti" si erano dileguati, senza provocare
né feriti né danni.
In precedenza, l'8 agosto scorso, un veicolo blindato Lince era saltato su una bomba, ma aveva retto all'urto e i quattro occupanti erano rimasti illesi (in alto, soldati italiani della forza Isaf in Afghanistan in una foto d'archivio)

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