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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2012 alle ore 06:38.

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Duplice minaccia
Se il Congresso americano non interverrà entro la fine di quest'anno con una proroga, gli sgravi fiscali decisi dal presidente Bush sui redditi alti e altri sgravi sul costo del lavoro andranno in soffitta e dal 1° gennaio 2013 molti americani si troveranno a dover pagare più tasse.
A questo si aggiungono i circa 100 miliardi di dollari di tagli automatici alla spesa federale che scatterebbero nel caso in cui democratici e repubblicani non trovassero un'intesa sulle misure di riduzione del debito americano
L'impatto sul Pil
Il combinato disposto di questi due avvenimenti (noto come fiscal cliff o precipizio fiscale) avrebbe, secondo le stime dell'Ufficio bilancio del Congresso, un effetto depressivo sull'economia americana tale da far precipitare il tasso di crescita del Pil allo 0,5% nel 2013. Tuttavia questa austerità avrebbe un effetto di rilancio del Pil negli anni successivi. Secondo l'agenzia di rating Fitch, se gli Usa non risolveranno i problemi del debito entro la prima metà del 2013 rischiano il declassamento, come già avvenuto con S&P's nel 2011
TAMPA. Dal nostro inviato
L'agenzia per la valutazione del credito Fitch ha infilato ieri a sorpresa lo zampino nella convention repubblicana di Tampa: ha minacciato un dowgrading della tripla A americana entro la prima metà del 2013 «se non si eviterà il fiscal cliff entro gennaio» come ha detto David Riley, il capo della divisione debito sovrano dell'agenzia in un'intervista. Per i mercati è una non notizia. Il pensiero di Riley era conosciuto, Standard&Poor's aveva già declassato l'America per ragioni simili e la scadenza del 2013 appare molto lontana dopo le elezioni del 6 novembre.
Ma la posizione di Fitch è rimbalzata con un effetto moltiplicatore qui a Tampa perché è giunta nella giornata dedicata all'economia e a Chris Christie, il governatore del New Jersey, simbolo nazionale nella lotta agli sprechi, agli aumenti fiscali, all'interventismo dello stato. E perché ha amplificato il grande tema forte di Mitt Romney in queste elezioni: quello secondo cui Barack Obama ha trasformato l'America in un malato cronico che rischia il fallimento. A ricordare il pericolo imminente e a rafforzare l'avvertimento di Fitch, c'era ieri notte in bella mostra su un tabellone della Convention il grande orologio che conta a centinaia di milioni al giorno l'aumento del debito americano (100% del Pil) necessario a finanziare un disavanzo che supera il 10% del Pil. Che fare? Romney ha una ricetta: tagliare le spese inutili, ridurre molte delle spese sociali, confermare i tagli fiscali di Bush e rilanciare l'economia. «La gestione economica di Obama è un disastro su ogni fronte – attacca Whit Ayers, un pollster repubblicano che incontriamo al Chophouse dove si parla appunto di economia e sondaggi - il 67% degli americani pensa che siamo in recessione, i due terzi sono preoccupati per occupazione e deficit. E c'è chi definisce Romney un uomo grigio? Ben venga».
È in questo contesto che ieri alla fine della prima giornata dei lavori ha fatto il suo ingresso in arena il corpulento Chris Christie, governatore del New Jersey, diretto, senza peli sulla lingua, spiritoso trascinatore, l'uomo simbolo di quel che può fare il partito repubblicano se riuscisse a controllare con Mitt Romney l'esecutivo. Appena insediato nella poltrona di governatore del New Jersey, ha firmato il 9 febbraio del 2010 un ordine esecutivo che ha congelato per 90 giorni il consiglio che gestiva la costruzione di case popolari per conto di 556 municipalità, una importante cinghia di trasmissione elettorale; l'11 febbraio ha dichiarato un'emergenza fiscale per un disavanzo che superava i 2 miliardi di dollari e poche settimane dopo utilizzando il suo veto su singole appropriazioni di spesa, ha tagliato un miliardo di dollari intervenendo soprattutto sulle spese sociali e chiudendo alcune agenzie statali. Tutto ciò riducendo le tasse locali. In un paio d'anni la situazione è migliorata e Christie ha flirtato a lungo con l'idea di correre a sua volta per la Casa Bianca 2012. Di certo è diventato un eroe nazionale per i repubblicani. Come il Governatore Scott Walker, che in Wisconsin ha licenziato i dipendenti pubblici e ha vinto un referendum chiave contro il sindacato, anche lui al podio ieri fra il tripudio dei delegati.
«È di questo che si deve parlare, dei danni di Obama, di quello che hanno fatto repubblicani in gamba e di quel che farà Romney», ci dice Kellyann Conway, Ceo di Polling company Inc e Woman trends. Poi aggiunge: «Se l'economia è il punto di forza, il punto di debolezza riguarda il voto femminile, c'è un numero crescente di donne che restano "single" per lavorare, che guadagnano, donne in carriera che si identificano più con Obama che con Romney». Soprattutto dopo le dichiarazione del concorrente per il Senato in Missouri Todd Akin su donne e stupro, devastanti per il partito. Così ieri alla convention è stato anche il momento del “fianco debole”, delle donne. Ha parlato Ann Romney, la moglie di Mitt, il volto buono, il volto saggio, il volto della famiglia. Adorata dal pubblico. Oggi sarà la giornata di Paul Ryan, il cerbero di Obamacare.
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