Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2012 alle ore 06:38.

My24


TAMPA. Dal nostro inviato
Barack Obama corre ai ripari davanti a Isaac: il presidente, mentre la tempesta tropicale diventava ieri ufficialmente un uragano e si dirigeva nella notte su New Orleans, ha lanciato un appello a milioni di residenti delle regioni del Golfo perché seguano le disposizioni di sicurezza delle autorità: «Non è il momento di tentare il fato – ha detto –. Non è l'ora di ignorare gli allarmi. Bisogna prendere seriamente la minaccia».
Una minaccia, certo, per la popolazione. Ma anche un rischio politico. Obama, che ha firmato dichiarazioni preventive di stato d'emergenza per gli stati della Louisiana e del Mississippi, vuole evitare disastri simili a Katrina: allora, sette anni fa, la sottovalutazione e l'impreparazione da parte di autorità locali e federali per l'arrivo di un uragano divennero tragedia. Una tragedia epica: quasi duemila vittime a New Orleans, 250mila sfollati e 81 miliardi di dollari di danni economici. Da quel trauma l'amministrazione repubblicana di George W. Bush non si riprese più. Lo spettro di Katrina, così, è ben presente alla Casa Bianca come alla Convention repubblicana di Tampa: il rivale di Obama, Mitt Romney, ha già fatto stilare programmi ridimensionati e, se necessario, interventi destinati a riflettere un clima di solidarietà anziché di vitrioliche polemiche.
La tensione è tenuta viva dalle incertezze su Isaac: appare più debole di Katrina, che toccò categoria 5 e raggiunse la terraferma a categoria 3. I suoi venti ieri soffiavano a 120 chilometri orari, non ai 280 chilometri del predecessore. Potrebbe però intensificarsi e si muove lentamente con un vasto raggio d'azione, oltre 300 chilometri, facendo temere più dei venti le alluvioni e mareggiate: "mura" d'acqua di tre o quattro metri e piogge torrenziali capaci di rovesciare in alcune aree mezzo metro d'acqua. Il sindaco di New Orleans, Mitch Landrieu, nel pomeriggio ha dichiarato che forse «la città ha evitato il colpo peggiore», ma «rimane in prima linea nella battaglia» con Isaac.
Le incognite, assieme ai preparativi nazionali, hanno moltiplicato le iniziative locali. Lungo la costa del Golfo del Messico sono stati creati rifugi per chi non ha abbandonato zone a rischio. A Houma, a Sud-Ovest di New Orleans, i residenti si sono assiepati nell'auditorio comunale. A St. Charles, uno dei quartieri più esposti, la maggior parte delle famiglie ha invece deciso di aspettare a pié fermo Isaac, contando sul suo indebolimento. E Landrieu ha ricordato che l'ammodernamento delle "Levees", il sistema di dighe e argini che protegge gran parte della città crollato con Katrina, è stato completato con investimenti per ben 14,5 miliardi e dovrebbe reggere l'urto di uragani più violenti di Isaac.
La Corporate America, anzitutto l'industria petrolifera, punta a sua volta a limitare traumi e danni. L'80% delle piattaforme offshore nel Golfo è stato temporaneamente evacuato, quasi 500 in tutto. Ma potrebbero rapidamente riaprire e rappresentano oggi il 17% della produzione nazionale di greggio e il 6% di quella di gas naturale, percentuali inferiori al passato. Più difficile prevedere l'impatto che Isaac potrà avere per le raffinerie sulla terraferma, il 40% degli impianti americani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 26
L'impatto sul petrolio

Shopping24

Dai nostri archivi