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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2012 alle ore 09:56.

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Troppi morti nel Mediterraneo: donne, bambini e povera gente che lascia la miseria e la violenza del proprio paese e rischia la vita per inseguire un sogno di libertà. Lo scorso anno furono 1500 le vittime accertate, cioè quelle di cui siamo a conoscenza grazie a qualche superstite dei naufragi. Ma chissà quanti altri morti. Purtroppo, i respingimenti non rispettano le leggi sul dovere di accoglienza dei profughi.

Nel mese di marzo 2011 un barcone alla deriva con 72 profughi dalla Libia, localizzato da mezzi militari che perlustravano quel tratto di Mediterraneo, non fu soccorso. Morirono in 63, ne sopravvissero solo 9. La denuncia del Consiglio d'Europa non intende individuare i colpevoli ma fare in modo che tali tragedie non accadano più.

Ecco perché, grazie alla collaborazione e alla comprensione della Biennale, il problema sarà dibattuto nel corso della Mostra del Cinema per sensibilizzare l'opinione pubblica attraverso l'attenzione di giornalisti, registi, attori e tutta la gente dello spettacolo presenti al Lido nel pomeriggio di venerdì 31 agosto.

Alle 15, nella grande sala delle Conferenze stampa, al secondo piano del Palazzo del Casinò (sala Perla 2), verrà proiettato il film denuncia "Mare chiuso", di Andrea Segre e Stefano Liberti, che documenta, appunto la tragedia dei profughi che, pur essendo stati avvistati, non furono soccorsi. Seguirà un dibattito cui interverranno – oltre che il Presidente della Biennale Baratta, il Sindaco di Venezia Orsoni, la vice Segretaria Generale del Consiglio d'Europa Maud de Boer, parlamentari italiani ed europei, ma soprattutto uno dei 9 superstiti e un sacerdote che, avvertito dal cellulare di un naufrago, lanciò l'SOS che rimase – chissà perché – inascoltato.

Ovviamente tutti i personaggi saranno a disposizione dei giornalisti per rispondere alle loro domande. Il dibattito sarà moderato da Gian Antonio Stella.

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