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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2012 alle ore 06:37.

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Alla fine è sceso in campo. Mario Draghi ha deciso di parlare direttamente ai cittadini tedeschi con un articolo sul quotidiano Die Zeit. Per dire, soprattutto, che a volte occorre «andare al di là degli strumenti standard di politica monetaria», e acquistare, per esempio bond.
«Quando i mercati sono frammentati o influenzati da paure irrazionali - scrive Draghi - i nostri segnali di politica monetaria non raggiungono i cittadini in modo uguale, nell'area euro. Dobbiamo aggiustare questi blocchi per assicurare un'unica politica monetaria e quindi la stabilità dei prezzi per tutti i cittadini di Eurolandia. Questo, a volte, può richiedere misure eccezionali. Ma questa è la nostra responsabilità, in quanto banca centrale dell'area euro nella sua interezza». Difficile non pensare a cosa potrebbe essere deciso nella riunione Bce della prossima settimana.
Non è un caso, però, che questo messaggio - il più "sensibile" - compaia solo alla fine dell'articolo. Ben altro il presidente della Banca centrale europea ha bisogno di dire ai tedeschi, che assistono a un vivace dibattito sul ruolo della Germania nell'Europa, oltre che su poteri e vincoli della Bce. Anche il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in un'intervista al Der Spiegel, ha partecipato alla discussione schierandosi di nuovo contro la linea della Bce e gli acquisti di bond; ma l'articolo su Die Zeit, in realtà, difficilmente può essere considerato una risposta diretta - troppo formale, rispetto alla vis polemica dell'intervista - anche perché affronta soprattutto un tema diverso da quello dell'inflazione, caro alla Bundebank.
Draghi assicura, ovviamente, che la Bce non dimentica la stabilità della moneta. Il suo intento sembra essere però quello di creare un nuovo contesto in cui calare la discussione in Germania. Non è possibile un ritorno al passato, spiega infatti Draghi. «La via davanti a noi non può essere un ritorno allo status quo ante». Il coordinamento tra gli Stati non basta (l'articolo cita Jean Monnet, uno dei fondatori dell'Europa, secondo il quale esso è «un metodo che promuove la discussione, ma non porta a una decisione»). Occorrono quindi politiche europee nuove, che Draghi descrive affrontando una a una le paure dei tedeschi: la sovranità del Paese, i conti pubblici delle economie "in crisi", il controllo sulle sue banche, la tenuta del modello sociale.
Draghi parte dal concreto. Occorrono «controlli sui bilanci pubblici nazionali», scrive, riconoscendo quindi le preoccupazioni tedesche («I paesi - aggiungerà poi - devono vivere secondo i loro mezzi»). Tocca ai singoli governi migliorare la competitività, spiega: «Non possiamo permettere una situazione in cui alcune regioni hanno deficit (commerciali, o meglio correnti, ndr) permanenti verso gli altri». Come la Spagna, o la Grecia che esportano poco verso la Germania (e non, come qualcuno preferisce dire, importano troppo dalla Germania).
Draghi affronta poi il nodo delicato della vigilanza bancaria europea, che parte delle élites anche politiche tedesche vorrebbero limitatitissimi per escludere le banche pubbliche: «Occorrono poteri al centro che limitino l'eccessiva assunzione di rischi da parte delle banche e la "cattura" dei controllori da parte dei controllati» scrive aggiungendo subito: «Questo è il modo migliore per proteggere i contribuenti di Eurolandia». Letta "allo specchio", la frase sembra dire che è nelle banche e la loro solidità che si annidano i peggiori rischi per i contribuenti. Non altrove, per esempio nei debiti pubblici di altri Paesi o negli acquisti di titoli della Bce .
Non tutto, nel discorso, è facilmente digeribile per i tedeschi. Draghi non è, e non si comporta, da politico in cerca di facili consensi. Il principio a cui cerca di ricondurre tutto è a un livello per così dire "più alto" di quello nazionale: «Non è né sostenibile, né legittimo per gli stati sostenere politiche nazionali che creino danno agli altri», spiega, e perciò «questo vincolo deve essere inserito nel modo in cui i paesi costruiscono i loro modelli economici e sociali». Anche perdendo un po' di sovranità. Ci tiene però a precisare che questa «non è la fine ma il rinnovamento del modello sociale europeo».
www.ilsole24ore.com
Il testo integrale dell'intervento
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L'INTERVENTO

L'«Angst» dei tedeschi
«Draghi ribatte ai critici tedeschi», titola Die Zeit, il settimanale che ha ospitato l'intervento in cui il presidente della Banca centrale europea ha affrontato i timori dei tedeschi sull'impegno della Bce a difesa della stabilità dei prezzi. Al primo posto per diffusione in Germania, con due milioni di lettori, l'autorevole Die Zeit (Il Tempo) ha posizioni liberali e centriste. Pubblicato dal 1946, dal 2004 è diretto da un giornalista italiano naturalizzato tedesco, Giovanni Di Lorenzo

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