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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2012 alle ore 20:28.

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Alessandro CrutoAlessandro Cruto

Nella storia dell'ormai "vecchia" lampadina elettrica a incandescenza - la cui invenzione viene attribuita all'americano Thomas Alva Edison - c'è anche un capitolo tutto italiano. Una storia della lampadina «made in Italy» che ha per protagonista un inventore contemporaneo di Edison: il piemontese Alessandro Cruto. Ricercatore autodidatta, nato a Piossasco (Torino) nel 1847 (lo stesso anno di Edison), Cruto nel 1876 riesce a ottenere del carbonio in forma di lamine lucenti ed elastiche. «Era sul principio del 1879 e aveva letto qualche cosa sui tentativi che faceva Edison per una lampadina a incandescenza a spirale di platino», scrive Cruto, e questa invenzione lo fa pensare «all'applicazione delle lamine di carbonio che imparai a fabbricare fin dall'anno 1876».

Da qui, nasce l'idea di Cruto di applicare alla lampadina il materiale che andava studiando: la sua ricerca sul carbonio - come osserva Giulio Fabricatore nel suo saggio su questo tema - si sarebbe svolta in parallelo a quella sulla illuminazione elettrica.

Iniziano così continue e complesse ricerche, che portano Cruto a comprendere i limiti del materiale finora utilizzato. «...Convinto poi che quella forma dei carboni non era la più appropriata e che la forma a filamento meglio si addiceva allo scopo, studiai il modo di ottenerlo in filo. Trovai il modo di ottenerlo - scrive Cruto - facendo depositare il carbonio sopra un filo finissimo di platino, percorso da una corrente elettrica da portarlo al rovente in un'atmosfera di idrogeno bicarbonato...».

È la svolta: attraverso un particolare procedimento, l'inventore piemontese riesce a ottenere filamenti di carbonio «interamente sintetici e con caratteristiche controllate e programmabili». Non solo. Cruto riesce anche ottenere una saldatura elettrica del filamento ai reofori metallici. «Questa saldatura elettrica che a giusta ragione - scrive Cruto - deve chiamarsi per incandescenza, costituiva una vera invenzione, che poi ho compreso nel mio primo brevetto del 1882».

Questa realizzazione frutta all'inventore anche un reportage di "Cosmos le Monde": «Mons. Cruto de Piossasco viene a modificare onorevolmente la famosa scoperta di Edison... questa invenzione è destinata certamente a un grande avvenire».

È così che le lampadine di Cruto, nel 1883, vengono utilizzate dal comune di Piossasco per un impianto di illuminazione pubblica, un anno prima della parigina Place de la Concorde...

Per le lampade "made in Italy" è ormai il successo conclamato, tanto che alcuni esperti dell'epoca parlano di una superiorità "ingegneristica" del filamento di Cruto su quello di Edison. E l'invenzione si diffonde anche oltre i confini dell'Italia.
Finché, nel 1855, l'inventore piemontese fonda la "Società italiana di elettricità sistema Cruto", con il compito di fabbricare e commerciare le lampadine elettriche.

Lo stabilimento nasce ad Alpignano: e la fabbrica viene ultimata nel 1886. La produzione giornaliera era di 1.000 lampade, gli operai erano 26 e lavoravano per una lira al giorno. Poi, nel 1922, la società Edison Clerici (che aveva acquistato gli stabilimenti di Alpignano) porta la produzione a Milano. Quindi, nel 1927, la fabbrica viene veduta alla Philips. E la produzione riparte: questa volta con 300 operai.

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