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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2012 alle ore 13:04.

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Meno consumi di elettricità e meno emissioni di anidride carbonica con le lampadine a risparmio energetico che stanno via via sostituendo i vecchi bulbi con il filamento in tungsteno. L'ambiente (e la bolletta) ringraziano, considerata anche la maggiore durata (10mila ore contro mille) delle fluorescenti compatte (il che significa pure meno rifiuti da smaltire).

Ma a conti fatti, il portafoglio ci guadagna davvero, vista la notevole differenza di prezzo rispetto ai vecchi "modelli" a incandescenza? «Se si prende in considerazione la lampadina a 100 Watt fuori produzione da settembre 2009 che costava circa un euro e la si confronta con una fluorescente compatta di tipo medio che ha un prezzo intorno ai 7-8 euro, non c'è alcun dubbio sul risparmio conseguibile nel tempo. Possiamo sostenere che in due o tre anni di utilizzo l'investimento iniziale viene ammortizzato dalla minore spesa in bolletta», osserva Stefano Casiraghi, esperto di temi energetici dell'associazione di difesa dei consumatoriAltroconsumo, che periodicamente effettua test su prodotti e servizi.

Investire in una fluorescente compatta risulta sempre conveniente anche se si passa alle potenze inferiori (75 o 60 Watt), tanto più che, se è vero che per alcuni prodotti particolarmente sofisticati i listini possono arrivare a 15 euro, in commercio non mancano modelli intorno ai 3-4 euro. «Diverso è il discorso nell'ambito delle potenze da 25 a 40 Watt, quelle destinate a sparire dal prossimo primo settembre – continua Casiraghi –. In questo caso il ritorno economico di una fluorescente compatta da 8 W dipende molto dal prezzo d'acquisto ed è comunque ottenibile piuttosto in là nel tempo. Peraltro le 25-40 Watt sono poco diffuse, essendo adatte ad ambienti molto piccoli e senza grandi necessità di illuminazione, come uno sgabuzzino, oppure ad apparecchi quali un lampadario con più punti luce. In commercio, poi, le fluorescenti a bassissima potenza sono ancora poco disponibili, quindi è ipotizzabile che il consumatore in fase di sostituzione opti per potenze superiori, intorno agli 11-15 Watt (quelle equivalenti a una lampadina a incandescenza da 60-70 Watt) in grado comunque di garantire un buon risparmio di elettricità».

Del resto, scegliere un "wattaggio" superiore rispetto alla vecchia lampadina permette di superare quelle che ancora sono le carenze delle fluorescenti compatte sotto l'aspetto del comfort, ossia i tempi di attesa per un'accensione "piena" (in media due minuti) e la qualità della luce stessa (più fredda). Ma anche l'ambiente e le modalità di utilizzo incidono sul risparmio ottenibile con la conversione alle fluorescenti compatte. «Sotto questo aspetto sono particolarmente adatte alla cucina e al soggiorno – osserva Casiraghi – locali cioè dove le persone sostano più a lungo e dove alla luce, una volta accesa, viene dato il tempo di raggiungere la massima intensità. I tempi di ammortamento della spesa iniziale si allungano invece fino a 5 o 6 anni se queste lampadine si utilizzano poco».

Passi da gigante, infine, sul versante dei cicli di accensione e spegnimento: sempre secondo i test di Altroconsumo, le fluorescenti compatte ora sono in grado di reggere anche un utilizzo giornaliero frequente del l'interruttore.

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