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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2012 alle ore 06:37.

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Berlino ha importato prodotti cinesi per 76 miliardi di dollari nel 2011 mentre ne ha esportati in Cina per 93 miliardi. Il resto della Ue ne importa per 280 e riesce ad esportarne solo per 118 miliardi. Con queste cifre molto positive alle spalle, che indicano come i tedeschi siano tra i pochi a tenere testa ai cinesi in fatto di esportazioni, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, alla sua sesta visita in Cina, la seconda solo quest'anno, nella veste di "ambasciatrice" dell'eurozona, ha ottenuto la rassicurazione dal premier cinese, Wen Jabao, sul fatto che Pechino continuerà a comprare bond europei (nonostante il brutto precedente delle perdite sui bond greci) e a investire in Europa, a condizione però che la Grecia non lasci la moneta unica e che Spagna e Italia proseguano nell'opera di approvazione delle riforme strutturali.
Pechino ha bisogno di una moneta di riserva alternativa al dollaro e la Merkel ha rassicurato la preoccupata dirigenza cinese che l'Europa ha «l'assoluta volontà» di stabilizzare la moneta unica. La Cina, tra l'altro, dovrà dire la sua ai primi di ottobre anche sul decisivo rapporto finale riguardo al salvataggio greco, missione a cui Pechino partecipa tramite il Fmi, che appunto fa parte della troika.
La Merkel ha dunque ottenuto a Pechino un importante sostegno agli sforzi europei di superare la crisi dei debiti sovrani, ha abbassato a sorpresa i toni sullo scontro sui prezzi troppo bassi dei pannelli solari cinesi che tante polemiche stanno creando proprio in Germania (si veda l'articolo a fianco) e ha portato a casa un contratto miliardario (3,5 miliardi di dollari) per la vendita di 50 aerei Airbus, in un momento difficile per il mercato.
Un viaggio che indica come la locomotiva europea, la Germania, che ha il 5% di quota dell'import cinese, poco sotto al livello degli Stati Uniti, punti proprio sul gigante asiatico per riequilibrare sbocchi commerciali tradizionali che appaiono meno dinamici di un tempo.
«La Cina - ha detto il presidente cinese Hu Jintao - sostiene fermamente gli sforzi europei per superare la crisi del debito e sostiene anche il ruolo che il Fmi e le altre istituzioni stanno giocando nel risolvere la questione del debito europeo. Il veloce recupero finanziario è utile alla stabilità e alla ripresa dell'economia mondiale oltre che della crescita della Cina».
Il cancelliere ha poi raccolto i frutti di relazioni stabili nel tempo: importanti contratti, oltre a quello di Airbus, sono stati siglati dalle aziende tedesche in Cina.
Alla presenza di Merkel e del suo omologo cinese Wen Jiabao la Volkswagen ha concluso un accordo da 290 milioni di dollari per costruire un centro produttivo e di formazione a Tianjin, nel nord del Paese, e la cinese Zte (tlc) ha siglato con la tedesca Iet Holding un contratto da 1,3 miliardi nelle fibre ottiche. Airbus, filiale di Eads, ha siglato un accordo per 1,6 miliardi di dollari per costruire una linea produttiva a Tianjin e ha ricevuto una commessa per 50 apparecchi A320 (prezzo di listino 3,5 miliardi di dollari) da parte della divisione leasing della banca pubblica cinese Icbc.
Un'altra intesa per 12,5 milioni di dollari è stato infine siglato con Eurocopter, la società leader al mondo negli elicotteri civili controllata da Eads. Tra il 2005 e il 2011 le esportazioni tedesche verso la Cina sono salite del 206% rispetto al +26%, nello stesso periodo, di altri Stati Ue e al +6,3% degli Usa secondo dati resi noti dall'Ufficio federale di statistica tedesco. Berlino guarda con sempre maggior interesse ad Est per cercare sbocchi alternativi ad aree che potrebbero diventare meno dinamiche di un tempo a causa della frenata dell'economia globale.
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