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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2012 alle ore 19:25.

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La Grecia batte l'Italia: lunedì l'accordo con la Svizzera per tassare i capitali. Nella foto il parlamento di Berna (Olycom)La Grecia batte l'Italia: lunedì l'accordo con la Svizzera per tassare i capitali. Nella foto il parlamento di Berna (Olycom)

Mentre Roma è distratta da polemiche interne lunedì sarà finalizzato l'accordo fra il governo di Atene e le autorità elvetiche in base al quale i conti dei cittadini ellenici occultati nelle banche svizzere saranno tassati e le casse statali greche potranno recuperare fra i 4 e i 6 miliardi di euro. Lo riferisce l'autorevole quotidiano To Vima (La Tribuna). L'accordo - come ha scritto anche il settimanale tedesco Der Spiegel - ricalcherà quelli già firmati da Atene con i governi di Berlino e di Londra. E l'Italia? Ai parlamentari italiani forse non piace recuperare i soldi degli evasori all'estero in questo momento così difficile per il paese?

Ma torniamo alla Grecia che ci sta battendo sul tempo. Per finalizzare l'accordo, il vice ministro delle Finanze greco George Mavraganis lunedì incontrerà la controparte elvetica. Sempre secondo Der Spiegel, nelle banche svizzere i greci hanno attualmente depositati a insaputa del fisco greco almeno 20 miliardi di euro che, in base all'accordo, verranno tassati ad un tasso fra il 20-30%.
Secondo Dimitris Papadimoulis, deputato del partito Syriza (Sinistra radicale), l'accordo si sarebbe potuto concludere già nel 2005 ma la firma è sempre stata rinviata perché molti parlamentari dei vari partiti avevano conti nascosti in Svizzera. Che ci sia lo stesso problema anche in Italia?

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L'AUSTRIA
Il precedente austriaco. Venerdí 13 aprile 2012 l'Austria del cancelliere Werner Faymann, che guida un governo di Grosse Koalition tra democristiani e socialisti, ha firmato alla velocità della luce un accordo con la Svizzera, sulla falsariga di quanto giá fatto dalla Germania (governo conservatore-liberale), per tassare i capitali austriaci "in nero" trasferiti nella banche di Berna.
Lo storico accordo tra due "paradisi fiscali" prevede una tassazione "una tantum" per il passato con percentuali variabili dal 15 al 38% (con una media del 25 per cento). Il governo austriaco ha già previsto nel budget 2013 incassi per questo prelievo alla fonte pari a un miliardo di euro, incassi che potrebbero diventare, a detta degli esperti, fino a 3 miliardi calcolando circa 12 miliardi di soldi austriaci depositati in Svizzera e un prelievo del 25 per cento. Insomma una boccata d'ossigeno per le casse di Vienna che recentemente ha dovuto subire la perdita della tripla A del rating dei bond sovrani.

È un'idea esportabile in Italia?
Il Governo italiano, guidato dal premier Mario Monti, si è sempre detto contrario a seguire le orme della Germania, e ora dell'Austria, in materia di accordi separati, preferendo un accordo comune a tutti i partner in sede europea. Ma successivamente l'orientamento è cambiato e si sono aperti colloqui diretti con Berna in materia senza riscuotere troppo entusiasmo tra i parlamentari.

Ma ipotizzando per un momento che anche l'Italia decidesse di fare questo passo ardito, quanto potrebbe raccogliere?
L'ipotesi, ripetiamo è solo di scuola, ma vale la pena verificarla, almeno per sapere a quanto potrebbe ammontare l'incasso sulla tassazione dei capitali italiani esportati illegalmente in Svizzera.
Andiamo con ordine e verifichiamo passo dopo passo. La tassazione austriaca prevede un prelievo una tantum sul capitale pari a 12 miliardi di euro che, a una tassazione media del 25%, fa un incasso di 3 miliardi di euro. A questa cifra vanno aggiunti 50 milioni di euro che verrebbero incassati tramite un prelievo annuale alla fonte del 25% sugli interessi maturati (i 12 miliardi di euro
depositati nelle banche svizzere dovrebbero fruttare intorno ai 200 milioni di interessi, ipotizzando un 1,666% di interessi medi, qualcosa meno di un 2% come indicato da fonti austriache).

Tutto questo per quanto attiene le vicende austriache. E nel caso italiano cosa accadrebbe?
Nel caso italiano, l'una tantum sarebbe circa del 25% dei 150 miliardi di euro stimati, secondo indiscrezioni di stampa, quindi pari a 37,5 miliardi di euro di incassi. Un bel colpo. Inoltre quanto alla tassazione sugli interessi, facendo una proporzione analoga a quella prevista dagli accordi austriaci, l'Erario italiano potrebbe contare su 625 milioni di incassi all'anno. Insomma non proprio noccioline. Vale la pena pensarci e verificare se non valga la pena di seguire le orme tedesche e ora austriache. Alle casse statali non farebbe che bene.

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