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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2012 alle ore 08:32.

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MIchelle Obama alla convention democratica di Charlotte (Ap)MIchelle Obama alla convention democratica di Charlotte (Ap)

di Christian Rocca

CHARLOTTE (NORTH CAROLINA) - Alla convention repubblicana di Tampa si sono ascoltate commoventi storie di persone che si sono fatte da sole, alla convention democratica di Charlotte iniziata ieri alla Time Warner Cable Arena si sono ascoltate commoventi storie di chi invece ce l'ha fatta grazie al safety net, alla rete di protezione, che lo Stato garantisce ai cittadini più bisognosi. Un trionfo bipartisan, in Florida e in North Carolina, del medesimo sogno americano, anche se declinato da una posizione diversa. Vogliamo andare avanti su questa strada, urlano i delegati democratici, non vogliamo tornare indietro all'America più individualista e meno protetta che piace ai repubblicani.

La convention di Obama si è aperta all'insegna delle donne, delle deputate democratiche, delle donne soldato mutilate in Iraq, della ministro della Sanità Kathleen Sebelius, della madre che ha potuto curare la propria bimba grazie alla riforma sanitaria di Obama, di Lilly Ledbetter cui il presidente ha dedicato la legge per l'uguaglianza della paga tra uomini e donne, delle associazioni che si battono per estendere il diritto ad abortire. È stata soprattutto la notte di Michelle Obama, con un discorso appassionato e anche politico. Come quattro anni fa a Denver, la First Lady ha raccontato il Barack privato, il suo «Bar», ma anche le sue politiche, il suo impegno per chi non ce la fa, il suo amore per l'America. Ecco chi siamo, ha detto Michelle, ricordando il sogno americano della sua famiglia e realizzato da lei e Barack. Quattro anni fa, Michelle Obama era preoccupata che la Casa Bianca avrebbe potuto nuocere alla quiete della sua famiglia, alla crescita felice delle due bambine, ma ha rassicurato l'Arena di Charlotte che «Bar» è rimasto lo stesso ragazzo semplice, attento e impegnato dei giorni in cui l'ha conosciuto.

Subito dopo la presentazione al grande pubblico di un nuovo Kennedy (Joe III, nipote di Bob) candidato alla Camera, la Convention si è commossa per il ricordo filmato di Ted Kennedy e si è infiammata per una vecchia clip del dibattito Kennedy-Kerry per il seggio senatoriale in Massachusetts rivinto da Kennedy. Romney è apparso, già allora, come un politico che cambia spesso idea, incoerente, inaffidabile.
I discorsi politici della prima giornata, caratterizzata da frequenti battute sull'elitarismo fiscale di Mitt Romney e da un eccessivo compiacimento abortista, sono stati affidati ai due governatori dell'Ohio Ted Strickland (molto populista e focoso) e del Massachusetts Deval Patrick. Rahm Emanuel, ex capo dello staff della Casa Bianca ora sindaco di Chicago, ha fornito gli argomenti più ragionevoli e pacati a favore della rielezione di Obama, ricordando la crisi senza precedenti e le guerre infinite che il presidente ha dovuto affrontare fin dal primo giorno alla Casa Bianca.

L'altra star della serata è stata il sindaco di San Antonio Julian Castro, introdotto alla platea da suo fratello Joaquin candidato alla Camera. I fratelli Castro, gemelli di 37 anni, sono la nuova generazione di politici democratici di origine ispanica. Obama ha affidato a Julian il keynote speech, il discorso che definisce il tono della convention e che lo stesso semi sconosciuto Obama ha pronunciato nel 2004 alla Convention di Boston che ha candidato John Kerry contro George W. Bush. Il discorso di Julian Castro non sarà ricordato come quello di Obama di otto anni fa, ma la storia personale, il volto nuovo e la battaglia combattuta a San Antonio per migliorare l'istruzione per i bambini più poveri («investire in opportunità», è il suo mantra) sono ancora una volta la realizzazione di un grande sogno americano.

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