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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2012 alle ore 06:39.

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ROMA
Le polemiche sulla trattativa Stato-mafia non si placano. Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ieri ha detto che «c'è una campagna di veleni basata su insinuazioni e interpretazioni a dir poco maliziose, ricostruzioni fantasiose che sembra avere come principale obiettivo quello di mettere un'istituzione contro l'altra, la procura di Palermo contro il Quirinale e il Quirinale contro la procura di Palermo. L'articolo di Panorama è stato il clou di questa campagna». Ingroia ha poi aggiunto che si considera «sereno» in attesa del verdetto della Consulta sulle intercettazioni che coinvolgono il capo dello Stato: «Sono sereno a prescindere dalla decisione della Corte costituzionale, perché ho sempre fatto le cose seguendo le regole».
Quanto alla distruzione delle intercettazioni, Ingroia afferma che «non ci sono tempi imposti, al momento siamo in una situazione di stallo perché la Procura di Palermo ritiene che alla distruzione si arrivi attraverso un passaggio davanti a un giudice con il contraddittorio, ma dobbiamo aspettare di vedere cosa dirà la Corte costituzionale».
È intervenuto anche il sostituto procuratore della Repubblica presso la Dda di Caltanissetta, Nicolò Marino, a Gela in una cerimonia promossa dall'associazione «Libera» per commemorare il trentennale della morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. «Nell'assumere la decisione di sollevare il conflitto di attribuzioni con i pm di Palermo davanti alla Corte costituzionale, il presidente della Repubblica è stato mal consigliato» ha detto Marino. Il magistrato, uno dei pm del tribunale nisseno più impegnati nelle inchieste contro le cosche mafiose, ha aggiunto che «se continuiamo con questo fuoco incrociato avremo fornito l'arma migliore a chi vuole allontanarci dalla verità».
La prossima settimana la commissione Antimafia presieduta da Beppe Pisanu svolgerà una serie di audizioni, tra cui quella dell'ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, e di Gianni De Gennaro, ex capo della Polizia e oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'intelligence. Ieri in una nota l'ufficio di presidenza della commissione ha smentito l'esistenza di bozze della relazione finale.
In materia di lotta alla mafia è sceso in campo anche Antonio Di Pietro (Idv) che si rivolge all'esecutivo in un'interrogazione parlamentare e chiede «se il governo intenda avviare lo smantellamento della Direzione investigativa antimafia e, in caso contrario, quali iniziative concrete intende assumere per rafforzare il ruolo, la specificità nonché le risorse finanziarie, umane e professionali della Dia».
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