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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2012 alle ore 15:36.

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Giuseppe Fioroni gli chiede di dimettersi da sindaco di Firenze se vuole correre alle primarie del centrosinistra; Massimo D'Alema pensa che litighi troppo e con tutti («noi invece abbiamo bisogno di una persona che unisca»); Rosy Bindi dice che non è un problema «di giovani contro i vecchi, o di elettori dell'Emilia Romagna contro quelli di un'altra regione».
Nel Pd l'area anti Renzi si fa sentire.

Il sindaco di Firenze è negli Stati Uniti per la convention democratica e dal suo staff rispondono all'ex ministro dell'Istruzione per ribadire che Matteo Renzi «non ha intenzione di candidarsi in Parlamento e quindi non si dimetterà da sindaco». La questione è la seguente: «la nostra legge - dice Fioroni - prevede che se uno vuole partecipare alle elezioni come deputato o senatore, debba dimettersi almeno sei mesi prima e l'ultimo giorno utile è il 28 ottobre». Anche su questo i renziani muovono alcune obiezioni. Perchè, «se come pare del tutto probabile il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, deciderà di sciogliere con qualche settimana di anticipo le Camere, il limite per eventuali dimissioni diventa di 90 giorni, come successe nel 2001 per Francesco Rutelli allora sindaco di Roma».

Nel Pd si sussurra che una parte di mondo veltroniano ed ex popolare, quella montiana, si starebbe avvicinando a Renzi.
Sul fronte opposto ci sono i "giovani turchi" i quali hanno chiesto, per voce di Matteo Orfini, che chi ha fatto il ministro non lo faccia più.
Renzi ha risposto: «Quelle di oggi (nel Pd, ndr) non sono correnti ma sono solo spifferi». E sottolineando di rispettare la battaglia dei giovani turchi, ha sottolineato: «È arrivato il momento nel quale se uno ha coraggio tira fuori le idee». Orfini è stato duramente attaccato dal lettiano Francesco Boccia nella contesa tra montismo e antimontismo.

Intanto tra i democratici c'è chi dubita della reale volontà di arrivare alle primarie. Ignazio Marino pensa che «alla fine si troverà il modo per non farle. E questo - sottolinea - secondo me è un errore».
Di «caccia alle streghe» parla Paola Concia. «Questa diatriba su ministeri e poltrone è a dir poco ridicola e non vorrei mai dover assistere alla sostituzione dell'antiberlusconismo con l'antirenzismo», dice la deputata democratica.

Dopo averlo definito «un juke box di banalità» Nichi Vendola, si dice convinto che «ci sia una campagna di santificazione di Renzi su grandi giornali e da parte di alcune grandi lobby politico-editoriali». E se qualcuno, sostiene il leader di Sel, «fa qualche obiezione, allora si parla di campagna di demonizzazione».

Oltre l'area del centrosinistra
Roberto Formigoni dice di vedere il Pd «in stato confusionale». «Basta un Matteo per mandarli in tilt», scrive su twitter il presidente della Regione Lombardia.
E dopo Flavio Tosi un altro leader leghista confessa la sua simpatia per il sindaco di Firenze. «Ha dimostrato, come amministratore, di saperci fare», sostiene Roberto Maroni. E «ha coraggio», sta facendo quello che «voglio fare anche io: lasciare spazio ai giovani».

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