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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2012 alle ore 08:35.

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Julian CastroJulian Castro

ChARLOTTE - È stato un ribaltone, quasi una rivoluzione culturale. I democratici, in passato timidi nello sbandierare alle Convention e davanti alle telecamere posizioni sociali progressiste che temono siano invise a troppi americani, questa volta le hanno messe sotto i riflettori. Letteralmente, e anche nel caso delle piu' controverse: ogni discorso, nei primi giorni, ha fatto riferimento esplicito - e sovente molteplici riferimenti - al sostegno del partito al matrimonio gay. Compresi l'intervento programmatico di Julian Castro, il sindaco di San Antonio, e il discorso della First Lady Michelle Obama. Al contrario i repubblicani, la scorsa settimana a Tampa, avevano accuratamente tenuto lontano dal palco le crociate sui valori, contro l'aborto o le unioni omosessuali, abitualmente rivendicate.

Il dibattito e' aperto sulle ragioni. Ci sono sicuramente gli obiettivi pratici delle due campagne: i repubblicani ritengono di avere le migliori chance di vincere facendo leva sulla debolezza dell'economia piuttosto che sulle tradizionali "guerre culturali" e i valori ultra-conservatori, che rischiano di allontanare elettori indipendenti e moderati. Per i democratici, in difficolta' per i problemi economici, l'atteggiamento aperto puo' essere invece il tentativo di mobilitare ogni anima della base, comprese quelle piu' radicali e deluse. Come pero' anche qualcosa di piu' profondo: il segno di un partito gia' "arcobaleno" che cerca trasformazioni e ampliamenti sotto la leadership pragmatica ma liberal di Barack Obama, che un tabu' l'ha gia' spezzato diventando il primo presidente afro-americano degli Stati Uniti.

I democratici, oltre che alla comunita' gay, hanno fatto crescente appello alle grandi minoranze etniche, gli ispanici oltre agli afroamericani, sottolineando le recenti riforme delle norme sull'immigrazione che consentono ai giovani nati negli Stati Uniti da genitori illegali di evitare l'espulsione. E chiesto il voto dell'elettorato femminile, dove hanno ribadito la difesa del diritto all'aborto, che i repubblicani continuano a condannare, e di leggi contro la discriminazione salariale e sul lavoro.

Comunque sia, questa rivoluzione culturale strisciante e' salita sul palco alla Bank of America Arena di Charlotte. Il New York Times ha contato, con stupore, i riferimenti espliciti tra i grandi oratori ai soli diritti dei gay gia' nel corso della prima parte della Convention: l'amministrazione democratica crede che tutti possano avere successo in America "non importa chi amino", ha detto Michelle Obama. Mitt Romney "dice no" alla possibilita' di sposare "qualunque persona uno ami", ha aggiunto Julian Castro vantando il sostegno democratico alle liberta' individuali. In Massachusetts "chiunque puo' sposarsi per amore" ha incalzato il governatore dello stato Deval Patrick. "Obama e' cool davanti a tutti i nostri matrimoni gay", ha dichiarato l'attore ed ex funzionario della Casa Bianca Kal Penn. Jared Polis, tesoriere del partito, ha rivendicato il suo essere gay e militante democratico. Anche i numeri e le iniziative istituzionali della Convention parlano chiaro: la piattaforma approvata dal partito dietro indicazine di Obama appoggia formalmente il matrimonio gay e ben 486 delegati, l'8% del totale, sono apertamente gay, lesbiche, bisessali o transgender.

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