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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2012 alle ore 22:05.

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Soddisfatto per il «passo in avanti» impresso da Mario Draghi verso la governance dell'eurozona, l'altro Mario - Monti - continua a negare il vero punto decisivo: la possibile richiesta di aiuto dell'Italia per fronteggiare il peso del suo debito pubblico e degli alti tassi di interesse che deve pagare. Eppure, nella conferenza stampa appena tenuta con Manuel Barroso, mentre Monti prendeva le distanze da quella possibile procedura anti-spread, il presidente della Commissione Ue diceva parole più possibiliste prevedendo per l'Italia un approdo «prosperoso» ma una «strada molto lunga».

Insomma, questo è lo snodo cruciale e non solo per il premier ma per i vertici dei partiti italiani che ieri avevano in mente solo l'articolo di oggi in pagina 2 del Financial Times che racconta di una molto probabile richiesta di aiuto entro la fine d'anno. Questa è la suspense che, al di là dei mercati e dell'interesse delle cancellerie europee, tiene davvero sotto scacco la politica italiana. È chiaro, infatti, che se si attiverà la procedura anti-spread, l'Italia dovrà sottoscrivere quel memorandum con condizionalità precise, come ha spiegato ieri Draghi illustrando le decisioni del board Bce sull'acquisito illimitato dei bond a breve termine.

Un memorandum che, in sostanza, si tradurrà in un programma di legislatura irrompendo sulla campagna elettorale e sbaragliando le varie piattaforme dei partiti. Una strada che complica la vita sia a destra che a sinistra dove il tandem Bersani-Vendola ha già lanciato i suoi slogan per "l'alternativa" mentre Silvio Berlusconi è ancora in cerca di un'iniziativa politica.

In realtà di "alternativa" non ce ne potrà essere nessuna visto che, l'eventuale memorandum per accedere agli aiuti Bce, sarà una naturale prosecuzione dell'agenda Monti. Ovvero la continuazione della lettera Bce dello scorso anno. E il cerchio si chiuderebbe con un Monti-bis o con una grande coalizione, esattamente quello che fu l'approdo politico della lettera datata 5 agosto 2011 e firmata dall'ex Governatore Bce Trichet insieme a Draghi.

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