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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2012 alle ore 12:00.

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Il presidente del Consiglio Mario Monti (Ansa)Il presidente del Consiglio Mario Monti (Ansa)

L'Italia ha bisogno di un nuovo Governo Monti. È un plebiscito a favore dell'attuale esecutivo quello dei 137 banchieri, manager, imprenditori e professori che hanno rispo­sto ai sondaggi de il Sole 24 Ore Radiocor e dei 275 soci Assiom Forex: oltre l'80%, infatti, ritiene che sia auspicabile un Governo Monti-bis.

Ma il premier declina, almeno a parole. Gli inviti degli imprenditori a continuare lo sforzo da parte del Governo «sono simpatici ma irricevibili», ha detto Monti, confermando che il compito del Governo si concluderà nella prossima primavera.

Le idee degli impreditori sono chiare anche sugli effetti sull'economia delle imminenti elezioni americane: oltre metà degli intervistati ritiene che sia meglio la rielezione di Barack Obama, mentre circa il 20% pensa che sia indifferente che alla Casa Bianca vada il candidato democratico o quello conservatore.

Solo il 20% pensa che l'elezione di Mitt Romney possa far bene all'economia. Sempre per quanto riguarda gli Stati Uniti, le risposte più numerose alla domanda sul rischio recessione sono ottimiste sulla possibilità di riportare sotto controllo il debito pubblico, anche se la maggioranza non è schiacciante. E l'Eurozona? Circa metà degli intervistati pensa che tra un anno sarà "più unita" di adesso.

Al sondaggio hanno risposto personaggi di primo piano: da Romano Prodi all'ammi­nistratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni, da Marco Tronchetti Provera all'amministratore dele­gato di Enel Fulvio Conti, da Guido Rossi al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Ma anche l'amministratore de­legato di UniCredit Federico Ghizzoni, Carlo De Benedetti, Rodolfo De Benedetti, il presidente delle Generali Gabriele Galateri, il presidente di Finmecca­nica Giuseppe Orsi, il ban­chiere Gerardo Braggiotti, l'amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti Giovanni Gorno Tempini, il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, Francesco Gaetano Caltagirone, Franco Bernabé.

Dalla politica, dunque, ci si aspetta continuità, con la conferma del Governo guidato da Monti in Italia e con la rielezione di Obama negli Usa. In un momento in cui l'economia sembra non avere sicurezze. "Rispetto a sei mesi fa la situazione è molto peggiorata", afferma il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè. "Prima – spiega - la crisi era un fenomeno sostanzialmente europeo. Oggi è internazionale e colpisce anche i Paesi emergenti, soprattutto Cina e America Latina, che fino a poco tempo fa sono stati i motori della crescita economica". Molti sottolineano come sia importante che qualsiasi esecutivo prosegua sulla strada tracciata da Monti, come Andrea Soro, country executive per l'Italia di Royal Bank of Scotland. E, in questo contesto, c'è chi sottolinea il ruolo importante delle imprese: "E' ora - dice il presidente di Fideuram Enrico Salza - che gli imprenditori italiani smettano di muoversi soltanto per tutelare i loro patrimoni e rischino qualcosa. Chi non risica non rosica".

E per uscire dalla crisi si guarda all'Europa. Per capire se, effettivamente, avrà la forza di restare unita. Tra gli intervistati, circa metà ritiene che tra un anno l'Eurozona uscirà più unita dalla crisi. Un'altra fetta importante, 30% circa, crede invece che la situazione resterà invariata. Soltanto l'11% del panel (14% per Assiom Forex) afferma che tra un anno la Grecia sarà fuori dall'Eurozona. "L'uscita della Grecia – sostiene Bernabè - sarebbe la fine dell'Europa". E soltanto il 10% del panel, infine, ritiene che tra un anno l'Eurozona sarà divisa in due. Se i debiti europei spaventano, anche quello americano non scherza, con i suoi 16mila miliardi di dollari. Il 60% degli intervistati, tuttavia, è convinto che l'America riuscirà ad evitare la recessione riportando sotto controllo il debito pubblico.

E in una fase di mercati in altalena come questa e di titoli ampiamente a sconto, sempre di più a Piazza Affari si affacciano le ipotesi di scalate. Tra gli intervistati, questo è il tema su cui le opinioni si fanno più differenti. In una quinta domanda posta da Radiocor ai protagonisti dell'economia, alcuni tra cui il presidente di Telecom, ritengono che a essere a rischio "sono praticamente tutte", mentre altri, come Lorenzo Pellicioli (De Agostini), frenano. "Nessuna società è a rischio", dice Pellicioli, "perché non ci sono scalatori disponibili a prendere rischi di sistema Paese davvero elevati. Nella top ten delle società a rischio scalata (vedi tabella a fianco) spiccano UniCredit e Mps, ma anche Mediobanca e Generali. Tra le più citate anche Telecom e Pirelli.

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