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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2012 alle ore 06:40.

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CHARLOTTE. Dal nostro inviato
Con passione, energia e con argomenti forti di economia, politica estera e politica interna, Barack Obama ha chiesto ieri notte alla convention di Charlotte e a decine di milioni di elettori di consentirgli di chiudere la sua missione iniziata in uno dei momenti più oscuri della storia americana. Ha chiesto di continuare a guardare in avanti, "Forward" come recita il suo slogan per questa campagna elettorale. E di respingere i repubblicani che «chiedono di tornare indietro» alle politiche del passato «che ci hanno portato sull'orlo del baratro e che appena ora stiamo finendo di correggere...la posta in gioco non è mai stata così elevata come in queste elezioni» ha detto Obama nel discorso più importante della sua carriera politica nelle prime anticipazioni.
Il Presidente si è concesso un lusso: ha puntato meno sui numeri, sui tecnicismi e più sulla visione, sul suo carisma personale, sulla magia della sua oratoria, sulla sua energia. Ha certo attaccato i repubblicani, ma non è dovuto entrare in troppi dettagli fattuali perché il grosso del lavoro lo aveva già fatto per lui Bill Clinton la notte prima in un discorso travolgente di 50 minuti che ha ridicolizzato certe tesi dei repubblicani - ad esempio quella secondo cui Obama distruggerà l'assistenza per gli anziani – con il pregio della credibilità.
È partendo dal "lavoro" di Clinton, dalle fondamenta che hanno «set the record straight» che Obama ha implorato l'America di non dimenticare i valori di fondo che la caratterizzano, quelli delle «equal opportunity», del merito, dei diritti e ha avvertito che con l'accoppiata Romney-Ryan quegli stessi valori saranno messi a rischio.
Prima di lui e prima di Joe Biden, il candidato alla vicepresidenza, (ma dopo Caroline Kennedy) aveva parlato John Kerry, il presidente della commissione Esteri al Senato e il padrino politico di Obama alla convention di Boston del 2004. Il compito di Kerry: respingere le accuse dei repubblicani a Obama in politica estera. Un compito agevolato da un video dedicato alle forze armate, ai soldati al fronte con ampi spazi per il presidente nel suo ruolo di Commander in Chief. E da sondaggi nazionali: gli indici di gradimento migliori per Obama, vicini al 55% sono proprio in politica estera. E non solo per la spettacolare, difficile operazione che ha portato all'uccisione di Osama bin Laden, il nemico numero degli Stati Uniti d'America, ma per quella serie di iniziative e scelte che hanno alzato il tiro contro al-Qaida, destabilizzato regimi a rischio, incoraggiato l'espansione della democrazia come nel caso della primavera araba. Obama ha autorizzato un aumento iperbolico dell'uso dei droni, ha concesso licenza d'uccidere all'estero, sia contro terroristi islamici che contro pirati, non ha esitato a mettersi contro il Pakistan pur di proteggere l'America. Ha messo insomma la sicurezza nazionale al primo posto della sua agenda. E in effetti in questi anni i pochi tentativi terroristici sono stati sventati.
Con il fianco sull'economia e sulle riforme interne coperto da Clinton e con quello in politica estera coperto da Kerry, Obama esce da questa convention sicuramente rafforzato. La serata di ieri è stata esplosiva dal punto di vista della coreografia, la potenza del discorso del presidente ha lasciato il segno. Finora la Casa Bianca non aveva montato una risposta d'insieme all'incessante campagna denigratoria repubblicana. Da oggi la campagna, chiuse le convention, entra nella sua fase più diretta. Obama sarà già in Iowa con Michelle. È vero, i sondaggi di gradimento generale per il presidente sono ancora al di sotto del 50%, ostinatamente fermi al 46% e quelli per la sua performance economica sono ancora più bassi attorno al 43%. Ma ieri è successo qualcosa in Europa: Mario Draghi ha fatto irruzione alla convention di Charlotte e ha cambiato l'umore dei mercati. Nel giorno del discorso chiave di Obama il Dow Jones chiudeva in rialzo di quasi il 2 per cento. Alle elezioni mancano 60 giorni. Abbastanza perché l'umore economico migliori. Ovviamente sotto un segno costante per Obama: quello della "speranza", hope come diceva molto più spesso nel 2008
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L'EVENTO
Tutti i numeri di Charlotte
Con il discorso del presidente Barack Obama si chiude la tre giorni democratica in North Carolina, in cui erano presenti 5.556 delegati, dei quali il 50% donne, il 27% afroamericani (+24% rispetto al 2004); la delegata più anziana è Elzena Johnson, classe 1914; il delegato più giovane è Samuel Gray, che compirà 18 anni poco prima dell'Election Day (il prossimo 6 novembre)
Aspettando il voto
Tra 60 giorni si va alle urne e la North Carolina è uno dei cosiddetti "swing-state", quegli stati in cui il risultato è incerto e che potrebbero fare da ago della bilancia a favore di Obama o dell'avversario repubblicano Mitt Romney. La prima fase della convention democratica non ha spinto il presidente nei sondaggi. Nell'ultima rilevazione Reuters/Ipsos, resta infatti il testa a testa con lo sfidante repubblicano al 45% delle preferenze contro il 44% di Obama

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