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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2012 alle ore 06:37.

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Isabella
Bufacchi Finiamola una volta per tutte con il «rischio di coda», con la «paura infondata» della disgregazione dell'euro: parola di Draghi. Quel disastroso "tail risk", che ha gonfiato a dismisura gli spread e ostruito i canali di trasmissione della politica monetaria nell'Eurozona, è da oggi preso di punta dal mirino della Bce, pronta ad annientarlo, nell'ambito del suo mandato, con una difesa a oltranza dell'irreversibilità dell'euro e con un nuovo sfavillante programma di acquisto di titoli di Stato sul secondario. Il presidente Draghi è riuscito ieri a centrare un doppio obiettivo: non ha deluso i mercati, annunciando più dettagli di quelli sperati, ma ha lasciato i mercati in sospeso e in attesa, senza rivelare troppi segreti. Il successo di Draghi, del banchiere centrale, va misurato con l'efficacia delle parole non dette: e tra minacce e promesse, la Bce (una giovane banca centrale), stando alla reazione dei mercati ieri, è risultata credibile, una vecchia lepre.
Nell'habitat classico della banca centrale, del dire e non dire, sono nate ieri le operazioni Omt. E se ne sa per ora quanto basta. Saranno per importo illimitate ex-ante, e questo significa che quando la Bce inizierà ad acquistare i titoli di Stato sul secondario non porrà limiti dimensionali, interverrà «quanto basta» per domare gli spread. Al mercato va bene così: la capacità di intervento potenzialmente illimitata, un miraggio per l'Efsf/Esm, è la realtà quotidiana per la Bce. Il bazooka, insomma, ci sarà all'occorrenza.
I titoli acquistati avranno vita residua compresa tra uno e tre anni: questo significa che un decennale emesso sette anni fa rientrerà nel campo di azione delle Omt. Draghi si è dilungato sugli aspetti positivi della durata triennale, che si avvicina ai prestiti concessi alle imprese, alle due Ltro straordinarie. E questo ha fugato i dubbi di una Bce concentrata sulle scadenze extra-brevi: l'impatto benefico di trascinamento sulla curva dei rendimenti, e sugli spread tra cinque e dieci anni, è stato in effetti immediato ieri.
Draghi è andato incontro alle esigenze dei mercati rinunciando allo status di creditore privilegiato nel nuovo programma di acquisto: la Bce sarà alla pari di un investitore privato. E così ha disinnescato un'altra mina vagante su Bonos e BTp, titoli candidati alle Omt. La perdita della seniority non riguarda il vecchio programma: alla Grecia, ancora in bilico sul rispetto degli impegni presi nel bailout, nessuno sconto sui 45 miliardi di titoli di Stato nel portafoglio della Bce.
Draghi non ha sciolto le riserve sul target dello spread. E non poteva essere altrimenti, i bersagli mobili vanno tolti dai mercati, non aggiunti. Ha comunque rivelato alcuni criteri di valutazione dietro le quinte: la Bce non guarderà solo allo spread tra titoli ma anche ai Cds, alla volatilità, alla liquidità, al differenziale dei prezzi tra denaro e lettera...
La trasparenza sarà un altro punto forte del nuovo programma: con cadenza settimanale e mensile si saprà, a posteriori, proprio tutto, volumi, titoli, mark-to-market. Persino la sterilizzazione, confermata per le Omt, è passata liscia: il quantitative easing classico non è di casa, nell'Eurozona, bisognerà farsene una ragione.
Draghi infine ha rassicurato i mercati anche sul rischio dell'azzardo morale: la Bce non toglierà le castagne dal fuoco ai Governi che restano indietro con il risanamento dei conti pubblici e con le riforme strutturali. Al contrario, subordinando l'avvio delle Omt alla richiesta formale di aiuto presso l'Efsf/Esm, la Bce ha posto il focus sulla cosiddetta "condizionalità", sugli impegni sottoscritti dagli Stati assistiti. Uno degli argomenti più cari ai Paesi "core". Draghi è stato chiaro: il programma verrà sospeso per gli Stati inadempienti. Un modus operandi che ricalca molto da vicino l'Fmi, che non eroga le tranches degli aiuti senza prima aver verificato con puntiglioso rigore il rispetto degli accordi. La Bce sarà severa tanto quanto il Fondo: non a caso Draghi ha auspicato che l'Fmi sia invitato nella stesura del Memorandum e nel monitoraggio degli accordi. L'Omt, insomma, arriverà a caro prezzo per gli Stati in difficoltà: nessuno sconto a quelli già aiutati, nessuno sconto a quelli potenzialmente assistiti. Funzionerà, tra l'altro, solo se in contemporanea all'Efsf/Esm che acquisteranno i titoli in asta: anche l'Eurozona dovrà "sporcarsi le mani" per tagliare il rischio di coda.
Messo in armeria il bazooka, Draghi non ha concesso granché in altri settori. Le misure sull'ampliamento dei collaterali sono state giudicate marginali anche se mettono preventivamente al sicuro le banche spagnole che consegnano a garanzia i Bonos. Nel caso in cui il rating della Spagna sia declassato a livello "junk", i collaterali non saranno penalizzati. Di nuove Ltro non convenzionali, con durata triennale a importi illimitati, ieri il Consiglio direttivo non ne ha neppure parlato: queste operazioni non hanno ridotto il costo del denaro a imprese e famiglie nei Paesi periferici ma anzi hanno rafforzato il legame perverso tra rischio-banca e rischio-Stato e vanno evitate. Infine, la Bce ieri non ha tagliato i tassi: ma, al di là dell'inflazione, sarebbe stato inutile farlo in questa fase in cui le cinghie di trasmissione della politica monetaria non funzionano.
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com
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