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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2012 alle ore 08:14.

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CHARLOTTE. Dal nostro inviato
Nelle suite della Time Warner Arena, nei party post convention e nelle colazioni del mattino successivo ai discorsi politici – eventi spesso sponsorizzati da lobbysti, corporation e aziende petrolifere non sempre d'accordo con la Casa Bianca – gli obamiani si sono dati un gran da fare per corteggiare finanziatori facoltosi e grandi donatori. Il team Obama sta vivendo un momento di difficoltà, segnalato senza giri di parole da Bill Burton, ex portavoce della Casa Bianca spostatosi a coordinare le iniziative di finanziamento: «Obama può perdere».
Quattro anni fa, uno dei pilastri della campagna che ha condotto Obama alla Casa Bianca è stato il fund raising. Obama aveva raccolto 778 milioni di dollari, rinunciando al finanziamento pubblico in modo da continuare a chiedere denaro, contro i 383 di John McCain. Ora il margine si è notevolmente ridotto, anche perché i miliardari liberal George Soros e Peter Lewis, attivissimi 4 anni fa, non hanno voluto pareggiare le cifre donate ai repubblicani dai fratelli Charles e David Koch e da Sheldon Adelson.
Il sostegno delle celebrities di Hollywood, mobilitate a raccogliere denaro fuori e sul palco di Charlotte, non basta. Quest'anno tra contributi diretti al quartier generale e soldi raccolti dai comitati politici formalmente non coordinati dagli uomini del presidente, il fronte pro Obama ha raccolto 587 milioni di dollari. Romney, invece, 524. Il vantaggio è stato annullato, ma la situazione è ancora più grigia: le indiscrezioni sui dati di agosto dicono che Romney ha incassato altri 100 milioni e Obama molto meno. I democratici, inoltre, hanno già speso più soldi (502 milioni contro 395) per cui i repubblicani possono ancora investire 197 milioni contro i 132 di Obama.
Non è finita: la macchina organizzativa democratica a Chicago brucia più soldi, e più rapidamente, di quella repubblicana a Boston. Da qui la preoccupazione, la febbrile ricerca di nuove fonti di finanziamento e gli attacchi, anche durante il discorso finale del presidente, a quei miliardari che firmano assegni da 10 milioni di dollari per sostenere Romney.
La prima contromisura, presa a margine della convention, è stata di affidare al sindaco di Chicago ed ex capo dello staff della Casa Bianca, Rahm Emanuel, l'incarico di guidare le attività di raccolta fondi del Comitato di azione politica Priorities Usa (lavoro svolto per i repubblicani da Karl Rove). Emanuel è stato il primo collaboratore di Obama e per assumere l'incarico ha dovuto lasciare il ruolo onorario nello staff di rielezione del presidente, a conferma che è davvero molto sottile il confine tra gruppi esterni ai comitati elettorali, cui la Corte Suprema ha consentito di raccogliere soldi senza limiti, e i comitati medesimi che invece devono rispettare regole rigide e tetti molto bassi.
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