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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2012 alle ore 10:12.

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La mattina di Cernobbio al Forum Ambrosetti, giunto oggi alla giornata conclusiva, comincia parlando di giustizia: i ministri Paola Severino, Anna Maria Cancellieri e il magistrato Pier Camillo Davigo discutono delle inefficienze, di quanto il tema pesi sulla competitività italiana. «Il tema della corruzione era e rimane una priorità. L'urgenza di un intervento è evidente», ricorda il Guardasigilli alla platea di manager e imprenditori.

Lo spread della corruzione sulla competitività del Paese
Anche questo è uno spread che pesa sul sistema imprese. Snocciola numeri molto pesanti Davigo: «Doing business ci mette al 157 posto per durata dei processi e inefficienze. C'è un arretrato di 9 milioni, per il recupero credito servono 1.210 giorni mentre in Germania ne bastano 394». E Bankitalia parla di un costo di un punti di Pil a causa delle lentezze del sistema. Un tema ben presente nel Governo e il ministro Severino si schiera totalmente con il magistrato milanese che punta l'indice contro la prescrizione e i mini-tribunali come una delle cause principali di lentezza della giustizia.

Severino: giustizia efficiente è priorità
«Sappiamo che rendere efficiente la giustizia è una leva prioritaria per la crescita», dice la Severino che si muove sul doppio fronte di migliorare la giustizia civile e approvare entro la legislatura le norme anti-corruzione. Due passaggi che vogliono dire "crescita". «La Banca Mondiale prevede che con un migliore sistema giudiziario si avrebbe una crescita del reddito di 2-4% mentre per le imprese l'aumento sarebbe del 3%». Ma non sono gli unici numeri che cita il ministro della Giustizia: «Più sono i processi pendenti più diminuisce il credito alle imprese. L'inefficienza giudiziaria fa aumentare la ricchezza statica, scoraggia nuove imprese e non le fa crescere. Si stima che una durata dimezzata dei processi potrebbe far crescere le imprese del 20%».

Il nodo della prescrizione
Tutti d'accordo che c'è una «convenienza a far causa» e Davigo spiega che il sistema «privilegia più chi viola la legge che l'offeso: la prescrizione è un grande problema perchè tutti impugnano sperando che il reato si prescriva». C'è, insomma, il tic tutto italiano a far causa: «Per diminuire il carico – propone Davigo – bisogna far pagare un costo a chi intenta una causa e poi la perde». Una linea in cui si ritrova Severino: «Dobbiamo diminuire la domanda: il tribunale delle imprese è estremamente importante. Il giudice deve diventare manager del suo ufficio».

Cancellieri: liste di aziende trasparenti contro le infiltrazioni criminali
Ma il tema non è solo quello dell'inefficienza. C'è quello della mancata trasparenza, delle infiltrazioni criminali che inquinano la vita dei cittadini e sono elemento di concorrenza sleale. Qui è il ministro Cancellieri che prende la parola e comincia con il dare un quadro. «Svilupperemo la white list, liste di aziende trasparenti che hanno una sorta di corsia preferenziale. È un rapporto di fiducia tra imprese e stato, senza una rincorsa a certificati che non arrivano mai».

Il dibattito sulla spending review
E nel mezzo del dibattito sui tagli della spending review, Davigo spiega – controcorrente – «che non c'è un problema di risorse, spendiamo quanto la Gran Bretagna». Costa la dispersione, le troppe sedi decentrate. La sentenza del Pm milanese è definitiva: «I minitribunali costano troppo, perchè i giudici italiani (che hanno un tasso di produttività tra i più alti) devono occuparsi di tutto». Il timore di Dasvigo è che quando il Governo scadrà «torneranno le reistenze contro la loro chiusura». E poi offre una "chicca" alla platea: quanto è costato il tribunale di Bassano del Grappa? 12 milioni di euro.

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