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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2012 alle ore 10:43.

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Sette mosse per creare un sistema integrato di "mobilità intelligente" che non solo dia una spinta alla crescita stimata in ben cinque punti di Pil all'anno, ma soprattutto crei opportunità sociali e competitive che migliorerebbero la qualità della vita per i cittadini.

Le propone uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti per Finmeccanica che sarà presentato domenica a Cernobbio in occasione del tradizionale Workshop di settembre.
Nell'ambito di una visione del Paese di lungo periodo Finmeccanica ritiene necessaria la messa a punto di una governance nazionale per i temi della smart mobility. Andrebbe poi istituito un fondo nazionale per gli investimenti di sistema in questo settore e contemporaneamente avviata una campagna d'informazione per comunicarne i benefici e coinvolgere i cittadini. In una "zona franca" dovrebbe poi essere avviato un progetto-pilota integrato a livello nazionale per sperimentare in concreto iniziative e benefici, il tutto affiancato da un programma nazionale per la ricerca, lo sviluppo industriale e l'adozione delle tecnologie emergenti che riducono le necessità di spostamento.

Bisognerebbe, infine, attivare definitivamente e integrare i diversi sistemi tecnologici e le piattaforme già oggi presenti in Italia, rendendoli interoperabili.
Analizzando la situazione della mobilità oggi e l'esplosione della domanda che entro 20 anni renderà inadeguati gli attuali sistemi di trasporto, la ricerca evidenzia come questa criticità possa essere risolta attraverso un «processo di innovazione sostenibile che metta a punto un sistema di smart mobility – con relative infrastrutture e costi di gestione sostenibili – finalizzato a massimizzare l'utilizzo delle soluzioni già disponibili e i benefici delle nuove tecnologie emergenti». Tutti aspetti, questi, per i quali Finmeccanica si candida a fornire «un contribuire significativo grazie al proprio patrimonio di conoscenze, competenze e risorse specialistiche».
Migliorare la mobilità italiana attraverso la smart mobility – spiega lo studio – può valere almeno cinque punti di Pil all'anno. In valori assoluti si tratta di quasi 80 miliardi di euro, 30 dei quali collegati al recupero di diseconomie ed inefficienze, 20 al recupero del tempo "liberato" e 30 allo sviluppo di nuove filiere industriali.

Senza contare gli ulteriori benefici collegati, ad esempio, all'aumento della creatività e all'innovazione, ai nuovi investimenti attivabili anche dall'estero, alla maggior sicurezza ed ai minori costi sociali e, in generale, al rilancio dell'immagine complessiva del Paese che potrebbero derivare da un'iniziativa di questo tipo.

I problemi della mobilità incidono pesantemente sul tessuto sociale ed economico italiano: la congestione, ad esempio, costa il doppio della media UE e si registrano 4mila decessi e 300mila feriti per incidenti l'anno. Negli ultimi dieci anni, inoltre, il tasso di accessibilità dei territori, che misura i collegamenti tra i nodi come i sistemi urbani e la rete nel suo complesso, è sceso del 20%, mentre i tempi di percorrenza sono aumentati tra il 20% ed il 35%. Su scala mondiale, la mobilità umana è sestuplicata negli ultimi 40 anni e, solo negli ultimi dieci anni, è aumentata di dieci volte. In prospettiva, quindi, il footprint della mobilità a livello globale in termini di inquinamento, congestione e sicurezza, già oggi critico, è destinato a diventare ancora più pesante.

Nel mondo – sottolinea la ricerca – oltre il 25% delle emissioni inquinanti di anidride carbonica sono dovute al trasporto, gli incidenti stradali causano 1,5 milioni di decessi l'anno ed i costi della congestione ammontano all'1% del Pil globale. Nel 2050, solo per fare un esempio, si stima che il numero dei passeggeri triplicherà e che il traffico merci quadruplicherà. In Italia, entro il 2030, il sistema nazionale dovrà rispondere ad un aumento del 50% della mobilità, con picchi di oltre l'80% per i flussi delle merci.

Molte tecnologie sono già disponibili: il controllo del traffico, la segnaletica, i semafori, i sistemi di pedaggio elettronico, il pay as you drive, le informazioni in tempo reale, le chiamate di emergenza, l'identità elettronica dei veicoli, come anche le soluzioni per la comunicazione con sensori distribuiti su strade, semafori o tra veicoli ed i motori elettrici, ibridi, a celle combustibili e biofuel.

Il potenziale di ottimizzazione della mobilità italiana in ottica smart è molto significativo: ad oggi, il tasso di penetrazione delle ecnologie "intelligenti" sul territorio nazionale è pari al 5-10%. In 10-15 anni sarebbe, perciò, tecnicamente possibile, con investimenti mirati e meno capital intensive di quelli richiesti dalle infrastrutture "pesanti", arrivare al 10 per cento.

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