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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2012 alle ore 12:21.

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Nella prima sessione di prove libere del venerdì, con un tempo di 1' 31.239 su 26 giri utili, a quasi due secondi dal compagno di squadra Pedro De La Rosa, il pilota cinese Ma Qing Hua ha completato per la prima volta una sessione di test ufficiali durante un evento di Formula 1. Certo, era quasi a sei secondi dalla vetta, ma d'altra parte era anche al volante dell'auto forse più lenta del lotto.

Il giovane cinese scrive però una nuova pagina nella storia del motorsport per la sua nazione, visto che la Cina, sinora desiderosa di ospitare eventi globali a suon di miliardi come le Olimpiadi quattro anni fa, ha finalmente iniziato a scendere in campo pure con le persone e non solo con i capitali e gli impianti. Ma Qing Hua, oggi quasi venticinquenne, non è ancora maturo né così giovane per essere definito parte di una nuova promettente generazione di piloti. Ma, proprio come nei primi tentativi atletici della Cina negli anni ottanta, è letteralmente l'apripista per tutti quelli che, finora, la Formula 1 l'avevano solo vista in tv o in patria una volta all'anno.

Ed è così che è iniziato il sogno anche per lui. "Sono nato a Shanghai, dove si corre in Formula 1 dal 2004: in quella prima edizione c'ero come spettatore, oggi invece sono qui a festeggiare il mio esordio in Formula 1 nelle prove libere. Ho completato 26 giri e sono molto felice di aver fatto un ottimo lavoro. Ne è rimasto soddisfatto anche il team."

Risultato cronometrico a parte, perdonabile ricordando la difficoltà della pista monzese anche per i più veterani, della sua prestazione né autenticamente contento anche il team manager, Luis Perez Sala: "Sono felice perché non ha commesso errori, Ma ha raggiunto tutti gli obiettivi che gli avevamo dato ed è stato entro il 107% del tempo che gli sarebbe valso una qualifica". Sala ne è così convinto che, forse, gli darà un'altra chance nel prossimo Gp a Singapore.

Il tempo sul giro sufficiente per l'eventuale qualifica in effetti fa notizia, tenendo conto che Qing Hua non ha una carriera ricca di successi alla spalle: l'unico suo primato è nel campionato turismo cinese nel 2011. "Ho avuto il primo contatto con la Formula 1 a sei anni o poco più. L'ho vista solo in tv fino al 2004 ed è sempre stata il sogno della mia vita. A otto anni ho iniziato a correre in go-kart e, come tanti, inevitabilmente, non potevo che sognare anche io la massima serie."

Un percorso non facile, come quello di tanti europei. "Nel motorsport cinese, quando ho iniziato io, eravamo agli inizi. A Shanghai non c'era ancora la pista e il marketing non era certo evoluto ai livelli dell'Europa, quindi nei primi tempi ero supportato dalla mia famiglia. In seguito mi hanno poi aiutato tantissime aziende ma, in tutta la mia carriera, il supporto più costante e fondamentale è venuto dalla Fasc, la federazione per gli sport automobilistici cinese. Sono stati loro che mi hanno dato le vere chance che ho avuto di gareggiare in Formula Renault, in Formula Campus, nell'A1 GP e in tutte le altre serie in cui ho partecipato. L'arrivo in Formula 1 è stato poi un passaggio naturale grazie ai podi che ho ottenuto in particolare lo scorso anno".

Ma il grande passo, in realtà, lo sognava già dal 2010, quando è avvenuto l'incontro più importante della sua vita. "Correvo in Superleague Formula e, negli stessi weekend di gara, ma impegnato con le auto GT, c'era anche lo spagnolo Louis Perez Sala. Sentendo parlare di me, è venuto a conoscermi e da lì è nato un rapporto che ci ha legato fino ad ora: lui ha visto in me il potenziale per portare finalmente anche la Cina in Formula 1".

Un sogno che si è avverato in relativamente poco tempo, mediato indubbiamente da grossi interessi economici, che hanno premiato comunque l'impegno di un ragazzo fortunato ma del tutto modesto e con i piedi ben per terra. La popolarità che avrà al suo rientro in patria è incalcolabile rispetto ai nostri standard: Ma Qing Hua era già famosissimo ai tempi della A1 Gp, oggi è vicino a essere un eroe nazionale. "Si, in Cina sono molto conosciuto. So che questo evento mi ha dato ancora più visibilità e la gente mi riconoscerà e mi fermerà per strada. Non ho ancora grande esperienza a riguardo, ma la cosa non mi spaventa. Continuerò comunque ad andare a cena con gli amici e, nel tempo libero, a guidare i go kart. Molti mi chiedono perché guidare ancora visto che è il mio lavoro: ma io lo amo e mi diverte parecchio".

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