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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2012 alle ore 14:27.

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«Qualsiasi operazione di riduzione del carico fiscale non può che passare per il recupero dell'evasione». Lo ha ribadito il ministro dell'Economia Vittorio Grilli oggi, nel suo intervento al workshop Ambrosetti, a conferma del percorso stretto e difficile che deve percorrere l'Italia e che passa per il rilancio della crescita e della competitività, il rigore per mantenere e raggiungere il pareggio di bilancio, la riduzione del debito pubblico anche con un piano di dismissioni del patrimonio dello Stato. «La contrapposizione tra rigore e crescita non esiste, bisogna lavorare su entrambi i fronti per la competitività», ha premesso.

Sulla crescita, ovvero «posti di lavoro e Pil», Grilli ha spiegato che per crescere l'Italia dovrà offrire beni e servizi «meglio di altri Paesi». Ma gli altri Paesi sono cambiati, si sono organizzati, in modo diverso da quello dell'Italia e «in modo vincente». Grilli ha ripreso un concetto elaborato ieri da Romano Prodi, quello della supply chain che «deve coinvolgere tutto il paese». «Quindi – ha convenuto Grilli – dobbiamo cambiare profondamente».
La ricetta sulla competitività presentata da Grilli prevede tre passaggi. Il primo riguarda i fattori di produttività del Paese. Le riforme strutturali che sono state fatte «devono continuare». Il secondo è diretto alla competitività di ogni singola azienda: il costo del lavoro per unità di prodotto deve calare. Dal 2009 tutti i Paesi europei poco competitivi sono migliorati e si sono avvicinati al modello della Germania: «noi no», ha affermato Grilli. Per questo occorre lavorare assieme, Governo e imprese. La terza area di intervento è mirata al sistema finanziario perché «la crescita in un paese moderno non è possibile senza un sistema finanziario moderno». Un'economia complessa senza mercati finanziari non funziona. Anche prima della crisi, secondo il ministro, i mercati finanziari allocavano le risorse «in modo sbagliato e speculativo».
Per questo, i mercati finanziari devono essere ben regolati e ben vigilati: come sta avvenendo con l'agenda del G20, del Financial stability board e con l'agenda europea,
L'Unione bancaria europea, ha detto Grilli, «è importante». Ed è altrettanto importante il buon funzionamento del mercato del debito pubblico. Se il mercato del debito pubblico non funziona bene è improbabile che i mercati funzionino bene. «Del resto, i mercati finanziari nascono storicamente dalla gestione del debito pubblico».

Per Grilli, quindi, il rigore finanziario e la disciplina fiscale sono due facce della stessa medaglia e sono entrambe necessarie. «E importante che vi sia una vigilanza bancaria integrata a livello europeo ed è importante che su questo fronte vi sia un'accelerazione rispetto alla tabella di marcia decisa dall'ultimo Consiglio europeo dello scorso giugno», ha puntualizzato.

Prima la vigilanza, che passa per l'unione bancaria. In quanto all'Italia, per Grilli l'obiettivo è «mettere in atto procedure rafforzate per mantenere il pareggio di bilancio nel tempo. E questo comporterà rapporti nuovi con gli enti locali». E' un passaggio difficile ma «va gestito non farlo può portare a problemi enormi come quelli in Spagna».

In risposta a una domanda dal pubblico di Piero Fassina, Grilli ha detto che non è vero che i tagli si stanno concentrando sugli enti locali e territoriali, ma sono tagli che colpiscono tutti a partire dai ministeri.
Anche la riduzione dello stock del debito pubblico è in cima alle priorità del ministro. Il pareggio di bilancio è fondamentale per ridurre il debito pubblico, ha confermato Grilli, aggiungendo tuttavia che il Governo «sta cercando anche altre strade». Tra queste, le dimissioni del patrimonio pubblico. E' un percorso «sfidante» e per il ministro già l'1% del Pil di riduzione attraverso la vendita del patrimonio pubblico è importante.

«Stiamo vedendo se si può fare di più ma ci sono difficoltà», ha rimarcato. Innanzitutto, bisogna capire bene «dove stanno gli asset da vendere, e la gran parte è degli enti territoriali e occorrerà un accordo con loro». In secondo luogo, bisogna stabilire che tipo di patrimonio andrà venduto: anche le aziende pubbliche sono in gran parte degli enti locali. Grilli ha rivelato: «stiamo vedendo con la Cdp di aggrerare le aziende pubbliche degli enti territoriali per venderle».

Infine, c'è il patrimonio immobiliare ma molti immobili sono già utilizzati proprio dallo Stato: sono quelli a uso governativo, in genere. «E' difficile trasformare questo patrimonio immobiliare in un patrimonio vendibile», ha ammesso Grilli. «E' un processo difficile e lungo ma lo faremo». Uno dei primi, prossimi obiettivi sarà quello di evitare l'aumento dell'Iva: e anche questo non è facile».

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