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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2012 alle ore 14:34.

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Geert Wilders e Emile RoemerGeert Wilders e Emile Roemer

Nelle stesse ore in cui la Corte costituzionale tedesca si pronuncia sulla legittimità del fondo salva-stati e dunque sull'impianto finora congegnato per salvare la moneta unica e aiutare i Paesi sull'orlo della bancarotta, l'Olanda, Paese che tifa per il rigore, vicino alle posizioni tedesche, torna al voto. Sono elezioni anticipate perché il Governo guidato dal liberale Mark Rutte, 45 anni, ex quadro dell'Unilever eletto appena due anni fa, tattico astuto, si è impantanato nelle trattative sul piano di austherity. I sondaggi danno però in vantaggio liberali e laburisti, i primi più propensi al rigore, i secondi al rilancio, entrambi partiti pro euro ed Europa in un quadro politico certo non semplificato dalla presenza di 20 liste.

Il populista di estrema destra
Sembrano così appannarsi le stelle euroscettiche, leader estremisti come Geert Wilders, vecchia conoscenza della politica europea: contrario all'ingresso della Turchia nell'Ue, fonda il suo partito dichiaratamente xenofobo nel 2004, è favorevole a politiche anti-immigrazione in un Paese che da sempre accoglie migranti e rifugiati politici e non a caso il 20 settembre ospita gli "Amici del popolo siriano", gruppo al lavoro su nuove sanzioni contro il regime di Damasco patrocinato dal ministero degli Esteri olandese. O Emile Roemer il «socialista». Tutt'e due a loro modo estremisti, populisti, grilli prima di Grillo, come lui contrari all'euro e catalizzatori di una protesta, diversamente da lui sempre espressione di un partito e non di un movimento "dal basso".

Wilders è il leader che prima cavalca la paura dello straniero ora quella della povertà. Celebri le sue uscite contro il Corano e il burqa, assolto dall'accusa di incitazione all'odio nel 2011, erede di Pim Fortuyn, leader populista e anti-islam assassinato nel 2002. Ora Wilders fiuta il vento, diventa paladino dell'isolamento economico tanto da far cadere il Governo di minoranza di centro-destra gudato da Rutte proprio sulle misure antideficit; chiede che l'Olanda esca dall'Ue e abbandoni l'euro a dispetto della sua storia professionale: nel 1990 Wilders, dipendente del partito liberale, era responsabile dei dossier socio-economici ma soprattutto scriveva i discorsi di Frits Bolkestein (spauracchio dei professionisti italiani per un certo periodo, il commissario Ue che diede il nome all'omonima direttiva, poi riscritta, che avrebbe dovuto liberalizzare servizi e professioni in Europa).

Il maestro socialista
Roemer
, 50 anni, leader della sinistra dura, ex maestro elementare, a lungo attivo nella politica della sua piccola città, Boxmeer, deputato dal 2006. Ex consigliere comunale e vice sindaco, cita Martin Luther King, si dice disgustato dalle inuguaglianze e dall'individualismo della società. Quarto di cineuq figli, riceve un'educazione cattolica da genitori cristiano-democratici ma a 18 anni entra nel Partito socialista (Sp), di cui diventa leader nel 2010. Secondo i sodaggi il suo partito sarebbe dietro ai liberali di Rutte (Vvd) e i laburisti di Diederik Samsom: Romer è contrario all'integrazione europea e potrebbe ottenere da 22 a 26 seggi.

In testa nei sondaggi c'è però il partito del premier uscente Rutte, attento ai voti della destra e per questo il politico che vuol mettere più paletti agli aiuti ai Pigs (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna). Dall'altra parteDiederik Samsom, 41 anni, guida dei laburisti (PvdA) da marzo, arrestato dieci volte durante le azioni di protesta di Greenpeace, organizzazione in cui milita per sei anni. Se è in politica, è per la figlia unidicenne disabile, dice. Fisico nucleare e ambientalista, buon oratore che cerca il confronto, recupera nei sodaggi grazie alla sua abilità nei dibattiti tv.

Quello che sembra stia accadendo in Olanda, osservano gli analisti, non pare però una buona notizia per gli europeisti: le preferenze per gli estremisti sono ridimensionate perché i moderati diventano un po' più estremisti. Di fronte a un'opinione pubblica sempre più ostile a Bruxelles, i due partiti principali sono costretti ad inasprire i toni verso l'Ue anche se continuano a dire che i Paesi Bassi non possono tornare al fiorino, poiché la loro economia, quinta della zona euro, ruota attorno alle esportazioni. L'Olanda come la Scandinavia ha anticipato il fenomeno populista e sembra dunque entrare in una seconda fase. L'Economist si chiede se la crisi galvanizzerà elettori ed eletti o scoraggerà i primi - anche se il tasso di disoccupazione olandese è un quinto di quello greco - e punirà i secondi. A ogni modo domani avremo i risultati delle quinte elezioni legislative in 10 anni, due ogni biennio per le frequenti dimissioni ben prima della scadenza naturale dei mandati. Ritmo tipicamente mediterraneo.

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