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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2012 alle ore 06:38.
SIRIA
Mosca: Assad lascerà
se perde elezioni
Il presidente siriano Bashar al-Assad sarebbe pronto a lasciare il potere se il popolo della Siria sceglierà un altro leader in un'elezione presidenziale. È quanto riferisce il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, in un'intervista al quotidiano francese Le Figaro. «Assad stesso ce l'ha detto. Non so fino a che punto sia sincero. Ma ci ha chiaramente dichiarato che lascerebbe se il popolo non volesse più lui. Non sta ai russi né ai francesi decidere le sorti del presidente siriano», ha aggiunto Bogdanov.
YEMEN
Ucciso il numero
due di al-Qaida
Il Governo yemenita ha annunciato ieri l'uccisione di Said al-Shehri, un saudita considerato il numero due di al-Qaida nello Yemen. Il terrorista sarebbe stato ucciso nel corso di un'operazione nella regione orientale di Hadramout. Secondo il ministero della Difesa yemenita sono stati uccisi anche altri sei miliziani al-Qaida nella penisola arabica e «la morte di al-Shehri costituisce un duro colpo a ciò che resta del terrorismo» nello Yemen. Detenuto a Guantanamo e poi rilasciato dagli Usa nel 2007, al-Shehri aveva partecipato a un programma di riabilitazione in Arabia Saudita.
ISOLE CONTESE
«No» di Pechino
all'acquisto di Tokyo
«La Cina non cederà di un millimetro sulle isole Dyaou», l'arcipelago amministrato da Tokyo sul quale Pechino rivendica la sovranità. È l'avvertimento lanciato dal premier cinese Wen Jiabao, dopo che il Governo giapponese ha annunciato di voler nazionalizzare le isole, di proprietà di una famiglia giapponese, acquistandole per 2,5 miliardi di yen (circa 20,5 milioni di euro). Per Tokyo, l'arcipelago delle Senkaku (questo il nome giapponese) in cui sono stati trovati giacimenti di petrolio e gas fa parte della prefettura di Okinawa in seguito alla guerra vinta nel 1885, mentre per Pechino appartengono a Taiwan. Per il presidente cinese Hu Jintao l'acquisto delle isole è «illegale».