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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2012 alle ore 06:37.

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FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
La Corte costituzionale tedesca ha dato il via libera al fondo salva-Stati Esm, respingendo i ricorsi che cercavano di bloccarne la ratifica e imponendo come sola condizione significativa, peraltro già attesa, che l'impegno della Germania resti nei limiti di 190 miliardi di euro già concordati da Berlino e che ogni aumento di questa cifra debba essere approvato dal Parlamento.
La sentenza rimuove l'ultimo ostacolo importante alla nascita dell'Esm, che dovrà sostituire il fondo provvisorio Efsf, e conterà su risorse per 500 miliardi di euro. Il presidente dell'eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha già convocato la prima riunione del consiglio del nuovo organismo per l'8 ottobre. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha parlato di «settimane» per la piena operatività dell'Esm.
Dal punto di vista politico, l'annuncio è un successo per il cancelliere tedesco Angela Merkel, che vede così confermata la sua linea, finora rispecchiata in tutti i sondaggi di opinione in termini di popolarità, di mantenersi in equilibrio fra il tentativo di risolvere la crisi dell'eurozona e la difesa degli interessi del contribuente tedesco. «È una buona giornata per la Germania e una buona giornata per l'Europa», ha detto il cancelliere, sostenendo che è un segnale al mondo che il Paese «è all'altezza delle sue responsabilità». L'attesa della pronuncia della Corte di Karlsruhe aveva già rinviato l'entrata in vigore dell'Esm dalla data prevista di luglio, dopo l'approvazione parlamentare a fine giugno con una maggioranza superiore ai due terzi, producendo ulteriori convulsioni sui mercati finanziari.
Dal punto di vista economico, la ratifica della Germania, la penultima mancante (l'eccezione è l'Estonia), sposta ora l'onere sui Governi in difficoltà, in primis quello spagnolo, e possibilmente quello italiano, perché facciano richiesta di aiuti ai fondi salva-Stati, in cambio di impegni di politica economica, e attivino così non solo la possibilità di intervento dell'Efsf/Esm, ma anche gli acquisti di titoli del debito fino a 3 anni da parte della Banca centrale europea, come indicato la settimana scorsa dal suo presidente, Mario Draghi.
Per ora, il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, si è mosso lentamente e recalcitrante verso una richiesta, probabilmente cercando di evitare di presentarla prima di una tornata di elezioni amministrative in Spagna il 21 ottobre. Alla fine del mese prossimo, tuttavia, il Tesoro spagnolo è alle prese con pesanti scadenze di debito e questo potrebbe offrire ai mercati la chance di mettere sotto pressione di nuovo il debito della Spagna se nel frattempo non sarà stata avviata la procedura per gli interventi.

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